Stop ai furbetti del Reddito di cittadinanza. Il governo Meloni lavora a una stretta contro le truffe legate all’assegno pubblico,

A detta del viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, la strategia è quella di aumentare i controlli su cui può lavorare e non lo fa, recuperando circa un miliardo di euro da reinvestire probabilmente nelle pensioni, con l’avvio sperimentale di Quota 41 con limite d’età.

D’altronde la ricognizione rafforzata dell’Inps e del ministero della Giustizia per scovare chi prende il Reddito e contemporaneamente ha un lavoro in nero, condanne o proprietà non registrate è già in corso e si punta a renderla più efficace.

Nel frattempo, però, il Forum terzo settore del Lazio denuncia a Redattoresociale.it che stanno arrivando decine di segnalazione da parte di ragazzi e ragazze usciti da case famiglia che finiscono nella stretta della Pubblica amministrazione contro i furbetti. Tali, però, secondo l’Ente, non sono affatto.

Reddito di cittadinanza, chi sono e quanti sono i furbetti

Quali sono i numeri delle truffe del Reddito di cittadinanza? Dal 1° gennaio 2021 al 31 maggio 2022 la guardia di finanza ha scoperto frodi per 288 milioni di euro, al settimo posto delle truffe ai danni dello Stato. In tutto le persone colte nel sacco sono state 29.194, il 2.5% dei nuclei beneficiari del sussidio pubblico. La media di soldi rubati per ogni persona coinvolta è di 9.865.

Per come è costruita la misura la platea dei beneficiari del Reddito non coincide con tutti i poveri in senso assoluto, cioè le persone il cui reddito non riesce a soddisfare tutti i bisogni primari della vita (mangiare e avere un tetto sopra la testa). Secondo la Caritas la misura raggiunge solo il 44% dei poveri assoluti. Ne rientrano invece diversi poveri relativi (coloro che hanno reddito familiare composto dal 50% in meno rispetto alla media nazionale) e alcuni furbetti.

Secondo diverse stime di economisti ed esperti, il 30-36% dei beneficiari sarebbe all’interno di queste due categorie. Per le truffe, poi, secondo Fernando Di Nicola, ex dirigente dell’Inps, si sfrutterebbe “l’evasione degli autonomi, il sommerso totale o parziale dei dipendenti e le registrazioni anagrafiche non veritiere”.

Come funzionerà la stretta del governo Meloni

Con la legge di Bilancio dovrebbe arrivare la sospensione di sei mesi del Reddito per chi non ha trovato lavoro negli ultimi 18 mesi e lo stop al sussidio dopo la prima offerta congrua rifiutata (da subito e non più dopo un anno e mezzo, come è oggi). A gennaio potrebbero quindi scattare alcune sospensioni o veri e propri stop per violazione delle regole dopo la ricognizione in atto o per la stretta sui meccanismi di controllo.

Si partirebbe da quanto fatto dal governo Draghi, con l’avvio delle verifiche ex-ante, cioè non dopo aver ricevuto i primi importi del Reddito, ma con la presentazione della domanda. Potrebbero ora aumentare i controlli ex-post o essere favorito un maggior incrocio dei dati disponibili nelle varie banche dati pubbliche per scovare le truffe.

Dovrebbe poi essere sbloccata tramite un apposito decreto attuativo la verifica serrata dell’Inps su tutti i beni detenuti all’estero da parte di beneficiari e aspiranti percettori del Reddito. Era prevista dalla scorsa legge di Bilancio, ma è rimasta inattuata. Tramite questi controlli si potrebbero scovare beni di lusso fuori dall’Italia, anche grazie alla collaborazione con ministero del Lavoro, Agenzia delle Entrate e guardia di finanza.

Nella seconda metà del 2023, poi, la ministra del lavoro Marina Calderone dovrebbe predisporre la riforma vera e propria. Arriverebbero così dei tagli strutturali per chi ha meno di 60 anni, non ha minori a carico e può lavorare.

Lotta ai furbetti del Reddito: ci sono errori?

Il governo, però, dovrà stare attento a non togliere il sussidio a chi furbetto non è. Secondo Francesca Danese, portavoce del Forum del terzo settore Lazio, a molti “care leavers” è già stata bloccata l’erogazione del Reddito. Si tratta di ragazze e ragazzi che, come detto, escono da case famiglia e strutture di accoglienza raggiunta la maggiore età e provano a diventare indipendenti.

Secondo Redattoresociale.it in un messaggio dell’Inps dello scorso 14 ottobre 2022 verrebbe segnalato che, dopo alcune verifiche della Direzione centrale antifrode, sarebbero emersi rischi specifici di frode da parte di persone tra i 18 e i 26 anni che fanno parte di “nuclei monocomponenti”.

Per questo, per farla breve, diversi care leavers sarebbero stati esclusi perché non hanno un reddito familiare superiore alla soglia minima per essere considerati fiscalmente non a carico di genitori o tutori. L’Inps starebbe inviando degli sms in cui comunica la sospensione del Reddito, indicando però la possibilità di un riesame presso la sede territoriale competente, che deve valutare la veridicità della Dsu, la Dichiarazione sostitutiva unica per chiedere l’Isee. Il soggetto, tuttavia, deve documentare eventuali eccezioni, come la revoca della potestà genitoriale o il fatto di essere orfano.

Secondo Danese non solo è una violenza psicologica, perché “significa riaprire ferite profonde”, ma anche un travaglio burocratico, dato che i giovani devono “impegnarsi in una ricerca di documenti difficilissima, a volte impossibile, perché alcuni di questi documenti sono secretati”. Il Forum terzo settore del Lazio avrebbe già ricevuto decine di segnalazioni in tal senso. Fonte: Money.it

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