A Napoli il sussidio Covid non arriva
Il tempo stringe. Per l’erogazione degli ammortizzatori sociali, a beneficio di tutti i lavoratori rimasti a casa durante il lockdown, mancano solo 48 ore. La scadenza è quella fissata dal presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, che si è impegnato a liquidare tutte le domande di cassa integrazione ancora giacenti. L’attesa dura dal mese di marzo. A Napoli, e nel resto della Campania, dai dati sugli ammortizzatori sociali “per Covid-19” erogati finora, emerge un quadro incompatibile con l’ipotesi del pagamento entro venerdì.
E, soprattutto, vengono fuori anche altre difficoltà. In tutte le sedi regionali i dipendenti Inps stanno provando a completare in tempi brevi le pratiche. «Dobbiamo considerare il lavoro - spiega il direttore del coordinamento metropolitano di Napoli, Vincenzo Damato - di tutti i funzionari, compresi gli ispettori di vigilanza, che hanno offerto la loro collaborazione alla lavorazione delle pratiche Covid».
Negli ultimi due mesi
Il personale dell’Istituto si è trovato alle prese con un numero di richieste di ammortizzatori sociali superiore a quello dell’intero 2009. I lavoratori della Campania che hanno beneficiato delle prestazioni fino al 7 giugno sono oltre 343mila, di cui circa la metà a Napoli. L’importo complessivo erogato sfiora i 200 milioni di euro. Le tipologie previste per il periodo di lockdown sono tre, con una “copertura” di 9 settimane. Nelle filiali di Napoli si registrano complessivamente, per tutti gli ammortizzatori, oltre 60mila domande, mentre in tutto il 2019 ne sono pervenute circa 10mila.
Per la Cassa integrazione ordinaria, che coinvolge le imprese oltre i 5 dipendenti, nelle 5 filiali del coordinamento metropolitano le autorizzazioni ai pagamenti - dato del 7 giugno - corrispondono al 78,2% delle domande presentate. Le pratiche ancora giacenti sono 4643, oltre la metà a Napoli, altre 606 sono state respinte. Più di mille richieste non potranno essere soddisfatte perché le aziende non hanno trasmesso all’Inps le denunce contributive. C’è anche un altro particolare che complica la situazione.
A Napoli ci sono 10mila Cig giacenti del 2016-2017.
Per poter autorizzare la Cigo Covid di queste aziende sarà necessario definire prima quelle giacenti. Un compito arduo in soli due giorni. Per quanto riguarda il resto della Campania, invece, l’Inps segnala un 93,2% di domande autorizzate sul totale di quelle presentate. I bonifici erogati nelle altre 4 province sono circa 22mila. Il fondo di integrazione salariale, che riguarda i lavoratori del turismo, è l’ammortizzatore sociale meno utilizzato dalle aziende e, nello stesso tempo, quello per il quale si registrano le maggiori lentezze.
Nelle filiali del coordinamento metropolitano si registra un dato medio del 58,9% di pratiche autorizzate, rispetto al totale delle richieste. E il risultato peggiore è quello di Napoli città, con il 37,4%. Nel resto della regione le domande autorizzate corrispondono al 74,6% sul totale delle richieste.
Quello della Cassa integrazione in deroga è il caso più significativo
Soprattutto perché coinvolge il maggior numero di imprese, ovvero quelle da 1 a 5 dipendenti. «All’8 giugno in tutta la Campania - spiega il direttore regionale Inps, Maria Giovanna De Vivo - le domande autorizzate sono 46854 sulle 53360 che sono state decretate dalla Regione. Le autorizzazioni sono in corso e vengono completate ora dopo ora». Il totale comprende, naturalmente, anche le pratiche di Napoli, dove si registra l’85,2% di autorizzazioni.
Sull’erogazione dei bonifici di Cig in deroga c’è anche un’altra incognita. Secondo la Regione Campania, i fondi stanziati dal governo per la Campania - circa 216 milioni di euro - non sarebbero sufficienti per soddisfare tutte le richieste. «Stiamo chiedendo da mesi il rifinanziamento perché mancano circa 40 milioni - sottolinea l’assessore regionale Sonia Palmeri - speriamo che il ministro lo faccia. Mancano due o tre settimane che sono state date a Veneto, Lombardia ed Emilia». Per la liquidazione dei bonifici ai dipendenti c’è un ultimo ostacolo da superare. Dopo l’autorizzazione da parte dell’Inps, le aziende inviano il modello Sr-41 con i nominativi e gli Iban dei dipendenti, poi scatta l’erogazione. Ma se un’azienda commette un errore nella compilazione dei moduli, il processo si blocca. (IlMattino)
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