Camorra, Tony Colombo e Tina Rispoli: chiesti 9 anni a testa
Insieme a loro alla sbarra, nel processo col rito abbreviato, c’è anche Vincenzo Di Lauro: per lui 20 anni
Nel contesto di una vasta inchiesta giudiziaria contro il clan camorristico Di Lauro, il cantante neomelodico Tony Colombo e la moglie Tina Rispoli sono stati coinvolti in gravi accuse di concorso esterno in associazione mafiosa.
L’inchiesta, condotta dalla Procura, ha portato alla richiesta di nove anni di reclusione per ciascuno dei due imputati, oltre che a pene variabili per altri presunti membri del clan. Le accuse si concentrano su una presunta collaborazione con il clan per investire in attività illegali, come il contrabbando di sigarette, avvalendosi di una fabbrica clandestina.
Il Contesto del Processo e le Richieste di Condanna
Tony Colombo e Tina Rispoli, noti per la loro presenza nella scena musicale e nei media, sono stati accusati di aver collaborato con il clan Di Lauro, attivo nella zona di Secondigliano, per finanziare una fabbrica di sigarette clandestina con un investimento di circa 500.000 euro. Insieme a loro, sono imputati anche altri membri del clan, tra cui Vincenzo Di Lauro, figlio del capo clan Paolo Di Lauro (noto come Ciruzzo 'o milionario), per il quale sono stati richiesti 20 anni di carcere. La Procura ha avanzato condanne variabili tra i due e i vent’anni di reclusione per altri 17 imputati, accusati di reati che spaziano dall’associazione mafiosa al contrabbando, con varie aggravanti di favoreggiamento mafioso e transnazionalità.
L'Investimento di Tony Colombo e Tina Rispoli nel Clan: La Fabbrica di Sigarette
Secondo gli investigatori, Tony Colombo e Tina Rispoli avrebbero utilizzato una somma complessiva di 500.000 euro per finanziare una fabbrica illegale di sigarette destinata al mercato nero. Questa struttura, sequestrata durante il blitz dell'ottobre 2022, era utilizzata per lavorare tabacco grezzo importato dall’estero e confezionare pacchetti di sigarette destinati sia al mercato campano sia all'esportazione verso paesi dell’Europa dell’Est, come Bulgaria e Ucraina. Il presunto sistema di distribuzione prevedeva la fornitura ai rivenditori locali, dai quali venivano settimanalmente raccolte le somme relative alle vendite, gestite interamente dal clan Di Lauro, noto per il controllo del territorio e delle reti di distribuzione illegale.
La Difesa di Tony Colombo e Tina Rispoli: Le Dichiarazioni e le Smentite
Colombo e Rispoli hanno sempre negato qualsiasi legame con le attività illecite contestate, affermando di non avere mai avuto rapporti con il clan Di Lauro e dichiarandosi estranei ai fatti di cui sono accusati. Tuttavia, le accuse mosse dalla Procura e i dettagli dell’investimento alimentano i sospetti e fanno emergere il problema della vicinanza tra il mondo della musica neomelodica e la criminalità organizzata in alcune aree del Sud Italia. La vicenda dei coniugi Colombo-Rispoli riaccende i riflettori su un contesto già noto, evidenziando come alcune figure pubbliche possano essere associate, direttamente o indirettamente, a dinamiche di stampo mafioso.
Il Blitz e le Accuse per il Clan Di Lauro: Una Rete di Attività Criminali
Il blitz che ha portato all’arresto degli imputati è scattato nell’ottobre del 2022 e ha coinvolto un totale di 27 persone, accusate di reati che includono l’associazione mafiosa, la turbativa d’asta, l’estorsione e il contrabbando di tabacchi lavorati. Secondo la Procura, l’organizzazione guidata dal clan Di Lauro aveva messo in piedi un sistema che non solo facilitava il contrabbando di sigarette, ma comprendeva anche una rete di relazioni internazionali che permetteva di importare tabacco grezzo da diversi paesi esteri, con lo scopo di lavorarlo e rivenderlo in Italia e all’estero. Le accuse a carico degli imputati comprendono aggravanti legate al favoreggiamento mafioso e alla natura transnazionale del contrabbando, a riprova del carattere ben organizzato e ramificato delle attività del clan.
Le Conseguenze del Processo e l’Impatto sull’Opinione Pubblica
Il caso Tony Colombo e Tina Rispoli ha attirato l’attenzione dell’opinione pubblica, non solo per la notorietà degli imputati ma anche per il riflesso su un problema più ampio di infiltrazione mafiosa nella società civile e nei media. Se le accuse dovessero essere confermate, questa vicenda si inserirebbe in una lunga lista di indagini su figure pubbliche con presunti legami con organizzazioni criminali, portando alla luce ancora una volta il problema dell’influenza della camorra nel contesto culturale campano.