Erano stati i due cavalli di battaglia del governo giallo-verde, ma sono gia' avviati sul viale del tramonto. Quota cento resterà in vigore fino al 31 dicembre 2021 e non sara' rinnovata. Così come ha chiarito il premier, Giuseppe Conte, sollevando le proteste del leader della Lega, Matteo Salvini, che di quella legge fu paladino.
E per il Reddito di Cittadinanza?
Il reddito di cittadinanza sponsorizzato dal M5s sara' invece sottoposto a "un tagliando" necessario, secondo il ministro Luigi Di Maio. Questo per correggere almeno l'efficacia delle misure per l'impiego. I dati, infatti, segnalano due criticità. Su una platea di un milione e duecentomila percettori di sussidio in grado di lavorare, i navigator hanno presentato solo 220mila offerte di impiego. E i progetti comunali per lo svolgimento di lavori utili sono in gran parte ancora in alto mare.
A un anno e mezzo da quel 17 gennaio 2019 in cui Conte, Salvini e Di Maio annunciarono a Palazzo Chigi il varo delle due leggi-bandiera, insomma, poco o niente sembra destinato a restare.
Le novità
A far discutere sono soprattutto le novita' su Quota cento, e non solo perche' la Lega promette battaglia contro il "ritorno alla Legge Fornero". Conte si e' limitato a spiegare che il rinnovo del provvedimento, in base al quale nel triennio 2019-2021 si puo' uscire dal lavoro a 62 anni e 38 di contribuzione minima, "non e' all'ordine del giorno".
Ma in che termini il sistema pensionistico sarà modificato non è ancora chiaro. O meglio. In assenza di modifiche, le disposizioni della Legge Fornero sarebbero le uniche da seguire per concludere l'attivita' lavorativa. Ma i sindacati sono gia' a lavoro da settimane, con riunioni al ministero del Lavoro, per evitare che dal 2022 si verifichi un altro 'scalone', uno scarto di cinque anni, cioe', fino ai 67 di eta' anagrafica, per chi non riesce a maturare entro il 2021 i requisiti per Quota cento.
L'ipotesi a cui si starebbe lavorando e' di portare il traguardo di uscita dal lavoro a 63-64 anni, con 38-39 anni di contributi minimi (e uno sconto di due anni per chi svolge lavori usuranti).
Ma si tratta di una delle possibili soluzioni per intervenire su un provvedimento giudicato da molti troppo costoso, e di cui si e' avvalsa finora una platea di lavoratori inferiore alle aspettative. Secondo i dati dell'Inps, nel primo trimestre 2020 si e' registrato un calo delle pensioni anticipate, con numeri quasi in parita' tra quelle di anzianita' e quelle di vecchiaia liquidate.
In tempo di pandemia, peraltro, le domande di uscita anticipata sono uleriormente diminuite da 6mila a 4.815. Quanto alla sostenibilita' finanziaria, le voci critiche non sono mancate anche a livello europeo, con la Commissione che a febbraio scorso ha imputato all'Italia di non aver fatto alcun progresso "per ridurre la quota di pensioni di vecchiaia nella spesa pubblica". (ITALPRESS)
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