Cinque morti in pochi giorni
Tragedie maturate in uno scenario fatto di carenza di macchinari, dispositivi di sicurezza e personale specializzato e dentro un caos che ha provocato lo stop ai ricoveri ma non la fine delle polemiche. La Procura di Torre Annunziata apre un’inchiesta sul «Covid Center» di Boscotrecase, e all’ospedale dedicato a Sant’Anna e alla Madonna della Neve arrivano i carabinieri del Nas per un’ispezione.
Il timore è che possa ci essere struttura «vuota» in cui si vada solo a morire di polmonite cinese, senza che siano possibili le cure per i pazienti. I carabinieri per la tutela della salute hanno eseguito una verifica approfondita delle procedure in corso e si sono concentrati sulle forniture di materiali. Sono stati inoltre, ascoltati i rappresentanti della associazioni di categoria.
A muovere l’interesse degli inquirenti
E' stata la notizia del decesso di cinque degli undici pazienti ricoverati in terapia intensiva. Di pari passo sono iniziati gli allarmi da parte del personale: i medici, soprattutto anestesisti e rianimatori, avevano protestato ottenendo il blocco dei ricoveri (ancora in atto) e denunciato la mancanza di strumenti essenziali per la rianimazione come come pompe infusionali, monitor, sacche per nutrizione, sistemi di aspirazione a circuito chiuso e persino farmaci antivirali ed antibiotici. Su questi aspetti saranno effettuati approfondimenti da parte degli investigatori, anche se la carenza di alcune strumentazioni è legata a un’emergenza nazionale.
Anche ieri è stata una giornata vissuta in trincea da medici, infermieri e personale sanitario.
Noi continuiamo a richiederli a gran voce perché temiamo di essere contagiati e a nostra volta infettare le nostre famiglie. Lo stesso accade al passaggio delle salme».
Restano le criticità per i malati
Attualmente 40 di cui 8 in rianimazione. Altri 40 posti vanno allestiti con altrettanti ventilatori. «Qui è un lazzaretto- aggiunge un sanitario – non perché i malati sono a terra o non c’è spazio tra i letti, ma perché c’è ancora disorganizzazione. In terapia intensiva è uno strazio, ma anche in subintensiva lo scenario è drammatico, cerchiamo di dare coraggio ai malati anche solo con lo sguardo. Qualche volta, di nascosto, se sono in condizioni discrete tiriamo fuori i cellulari e permettiamo loro di fare una videochiamata con i familiari». (IlMattino)
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