Poggioreale, aggressione nell'infermeria del carcere: "Siamo detenuti con fedina penale pulita”
L’associazione “Nessuno tocchi Ippocrate” denuncia l’aumento dei casi contro il personale sanitario
Un nuovo episodio di violenza scuote la casa circondariale di Poggioreale, a Napoli, dove un detenuto ha aggredito il personale sanitario nell’infermeria del Padiglione Livorno.
L'associazione Nessuno tocchi Ippocrate (NtI), che monitora e denuncia le aggressioni contro il personale medico e infermieristico, ha segnalato l'accaduto sui propri canali social, descrivendo la drammatica situazione in cui operano gli infermieri e i medici nelle strutture penitenziarie partenopee.
L’aggressione e la dinamica dell’incidente
Secondo quanto riportato dall'associazione, l'episodio è avvenuto intorno alle 9:50 del mattino. Un detenuto di origine straniera si è recato nell’infermeria per richiedere una visita medica. Di fronte all'insistenza del detenuto, l'infermiera di turno ha spiegato che il medico sarebbe arrivato a breve, ma l’uomo, impaziente e irritato, ha reagito con violenza, distruggendo l'intero locale. Fortunatamente, l’infermiera è riuscita a fuggire prima di essere colpita da oggetti lanciati durante il raptus del detenuto.
L’intervento immediato degli agenti di polizia penitenziaria ha permesso di bloccare l’aggressore, evitando ulteriori danni o ferimenti. Tuttavia, questo incidente riporta l’attenzione su una questione cruciale: la sicurezza nelle strutture penitenziarie, in particolare per il personale sanitario, che si trova sempre più esposto a episodi di violenza.
Un problema in crescita: le preoccupazioni di NtI
Nessuno tocchi Ippocrate ha espresso preoccupazione per l’aumento delle aggressioni all'interno degli istituti penitenziari di Napoli. L’associazione denuncia che la casa circondariale dovrebbe essere uno dei luoghi più sicuri, soprattutto per chi lavora a contatto con i detenuti, ma "a quanto pare non è così". Solo nel 2024, il numero di aggressioni ai danni del personale sanitario nel territorio dell'Asl Napoli 1 ha raggiunto quota 46, mentre il totale, includendo anche Napoli 2, è salito a 64.
NtI evidenzia la crescente preoccupazione tra gli infermieri e i medici che operano nelle carceri napoletane. Il personale, sottolinea l’associazione, è "sempre più impaurito e impossibilitato a richiedere trasferimenti", poiché i dipendenti della Uoc (Unità Operativa Complessa) per la tutela della salute negli ospedali penitenziari sono vincolati a tale incarico per un periodo di cinque anni. L'unico modo per lasciare questo incarico è tramite un cambio compensativo, ma, come NtI fa notare, "oggi nessun collega accetterebbe uno scambio simile".
Le richieste dell’associazione: maggiore tutela per il personale
NtI non si limita a denunciare l'episodio, ma chiede interventi concreti da parte delle autorità competenti. L’associazione sollecita in particolare l’Asl Napoli 1, rappresentata dal direttore della Uoc per la tutela della salute negli ospedali penitenziari, ad adottare misure più efficaci per proteggere il personale sanitario. Secondo NtI, la frequenza degli episodi di violenza sta aumentando in maniera preoccupante e necessita di una risposta tempestiva per prevenire ulteriori aggressioni.
"Infermieri: detenuti con la fedina penale pulita"
Il titolo provocatorio scelto da NtI per il proprio post "Infermieri: detenuti con la fedina penale pulita" riassume il sentimento di frustrazione e paura che serpeggia tra gli operatori sanitari nelle carceri. Questi professionisti, che svolgono un lavoro essenziale in condizioni di difficoltà e pericolo costante, si sentono sempre più abbandonati a se stessi, costretti a lavorare in un ambiente in cui la sicurezza non è garantita.
L'associazione chiude il suo comunicato ribadendo la necessità di un intervento strutturato che garantisca una maggiore tutela e condizioni di lavoro più sicure per tutto il personale sanitario che opera nelle carceri di Napoli. La sicurezza del personale medico e infermieristico nelle strutture penitenziarie dovrebbe essere una priorità, soprattutto in un contesto così delicato, dove il rischio di violenze sembra essere in costante crescita.