Afghanistan - l'amministrazione Biden ha deciso di ritirare le truppe dall'Afghanistan entro settembre, tentando di far decollare il dialogo tra i talebani e il governo di Kabul.
La lunga guerra ha avuto un impatto in termini di costi di migliaia di miliardi di dollari, oltre 2300 militari morti, e almeno 100mila civili afghani uccisi.
Biden cambia, Slitta la data negoziata da Donald Trump
Slitta la data negoziata da Donald Trump per il ritiro delle truppe in Afghanistan, che rientreranno negli Stati Uniti a settembre.
Ciò avverrà entro il prossimo 11 settembre, 20 anni dopo l’attacco di Al Qaida alle Torri Gemelle che trascinò Washington nella guerra più lunga.
Una proroga che era già stata ventilata a marzo.
Mese in cui il segretario di Stato americano Antony Blinken aveva insistito sulla mancanza di condizioni per procedere col rientro delle truppe.
Questo per timore che i miliziani di Mullah Omar potessero sferrare una nuova serie di attacchi e ottenere rapidamente una serie di vittorie.
I talebani hanno minacciato nuovi attacchi contro le truppe Usa e Nato se non sarà rispettato il termine concordato.
Di Maio avrà una riunione a Washington con gli altri paesi coinvolti sull'Afghanistan
Cambiano i programmi di Luigi Di Maio, che andrà a Washington e poi a Bruxelles per partecipare ad una riunione straordinaria sull’Afghanistan.
Altrettanto ha già fatto Blinken, con cui il capo della diplomazia italiana si era incontrato lunedì discutendo in modo particolare anche questo dossier.
“Aspettatevi un annuncio Usa a breve”, aveva anticipato Di Maio, sottolineando la volontà comune di una decisione condivisa tra alleati (“siamo entrati insieme, usciremo insieme”).
Il presidente Usa aveva già ammesso che sarebbe stato “difficile” rispettare la scadenza del primo maggio.
Per questo ha voluto posticiparla di alcuni mesi per far decollare gli sforzi di dialogo tra i talebani e il governo di Kabul, finora falliti. La sua scelta era ardua.
Con un’opinione pubblica e una significativa fetta bipartisan del Congresso che premono per il ritiro, rimanere ancora a lungo significava potenziali problemi politici a casa e nuovi pericoli di attentati alla forze Usa da parte dei talebani.
Ma anche un’uscita affrettata avrebbe potuto minare i pur modesti risultati ottenuti in questi 20 anni. Biden ha optato quindi per un compromesso, non esente da rischi, ma coerente anche con la necessità di puntare l’attenzione su altre priorità e minacce, come la Cina, l’Iran, la Russia.
“L’Afghanistan ora non si eleva più al livello delle altre minacce”, ha spiegato una fonte dell’amministrazione al Washington Post.
“Eravamo andati in Afghanistan nel 2001 per un obiettivo particolare: fare giustizia contro gli autori dell’attacco dell’11 settembre e annientare i terroristi che cercavano di usare quel Paese come rifugio sicuro. Lo abbiamo raggiunto qualche anno fa”, ha ammesso un’altra fonte del governo.
Ora gli Usa hanno come ultime leve con i talebani premere per la liberazione di circa settemila prigionieri nelle prigioni di Kabul e la revoca delle sanzioni Onu.
E sperare nella conferenza di pace sull’Afghanistan tra il governo afghano e i Talebani, che si terrà a Istanbul dal 24 aprile al 4 maggio. (Il fatto quotidiano)
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