Quanto ancora dobbiamo parlare di Elisa Claps affinché la Chiesa chieda scusa alla famiglia? “Lasciamo riposare la famiglia”, lo ha ribadito ieri sera a Chi l’ha visto Federica Sciarelli alludendo al fatto che molte persone chiedono di lasciare vivere in pace e continuare la propria vita la famiglia Claps. Invece no. Di tanto in tanto arriva il fastidioso bisogno di ribadire che le scuse debbano essere cercare altrove.

Adesso sappiamo bene tutti come è andata. Grazie alla fiction andata in onda su Rai1 in due serate evento, la storia di Elisa Claps è stata raccontata a tutta Italia. Vecchia e nuova generazione. Ed è proprio questa la forza attuale della famiglia Claps: una nuova voce, quella della nuova generazione, che ha capito tutto e sa come potrebbero essere andate le cose.

La mobilitazione dei giovani di Potenza in memoria di Elisa Claps

In un sabato d’autunno qualunque infatti alla manifestazione a Potenza per Elisa Claps erano presenti centinaia di persone, vecchi, giovani, bambini, cattolici, che hanno urlato “ Vergogna” contro la chiesta della Santissima Trinità.

“È stato il punto di svolta, il passaggio generazionale della storia di Elisa Claps ai giovani, che magari la storia di mia sorella non la conoscevano”.

Di tutta risposta, il vescovo qualche giorno dopo è tornato sulla vicenda con un’intervista al Corriere della Sera in cui ha ribadito l’estraneità dei fatti da parte della Chiesa.

Cosa è accaduto 13 anni fa

Facciamo un passo indietro. Nel 2010 che i resti del corpo di Elisa Claps sono stati scoperti nel sottotetto, ben 17 anni dopo la sua scomparsa il 12 settembre 1993, quando era stata vista per l'ultima volta proprio nella chiesa della Santissima Trinità con Danilo Restivo.

Da allora, la chiesa è rimasta chiusa fino al 24 agosto di quest'anno, quando è stata riaperta. Successivamente, a novembre, le celebrazioni religiose sono state riprese all'interno della parrocchia. Tuttavia, la famiglia Claps si è opposta alla riapertura della chiesa, organizzando un presidio il 5 novembre tramite 'Libera'.

È proprio durante questo evento, don Ligorio è finito contestato da alcuni partecipanti. Al 'Corriere della Sera' ha detto: "Sono rimasto basito. Perché tutti si oppongono alla Chiesa? Ci sono responsabilità che coinvolgono anche altri". Ha poi spiegato che “riaprire al culto la Trinità era un momento atteso da tanti fedeli”.

"Siamo stati sempre disponibili alla collaborazione e i nostri sforzi sono stati sempre orientati nella ricerca della verità", ha detto ancona dal canto suo Ligorio. "Il dialogo con la famiglia Claps l'abbiamo sempre auspicato. Ci sono stati tanti incontri. Ma quando eravamo sul punto di comprenderci, Gildo Claps ha continuato ad essere incomprensibilmente diffidente. Probabilmente, siamo noi stati superficiali nelle comunicazioni. Loro vogliono le nostre scuse e ci chiedono di assumerci le responsabilità antecedente il fatto e dopo il fatto. Che ci sia stata un po' di confusione, una poco approfondita analisi sul fatto, questo sì, ma pensare che siamo complici per quello che è accaduto, mi sembra ingeneroso". "Per noi la soluzione bonaria era quella di restare fedeli alla verità, senza risarcimenti di alcun tipo". 

Gildo Claps risponde all'intervista del vescovo

La replica di Gildo Claps, ovviamente, non si è fatta attendere. Una risposta secca per chi da anni si sente quasi preso in giro, nonostante la continua lotta e le ripetute parole sul fatto che tutta la verità non è mai uscita fuori. "Hanno combinato un pasticcio con le loro dichiarazioni dopo il ritrovamento del corpo di Elisa. Continuano a costruire muri e fanno un'opera di rimozione sistematica della verità". Claps commenta poi l'annuncio fatto dall'arcivescovo di voler pubblicare un dossier sulla storia: "Lo aspetto con ansia. Magari lo tirassero fuori - prosegue -. Continuano a difendere don Mimì Sabia: hanno anche affisso una targa dentro la Trinità mentre per Elisa non c'è un ricordo".

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