Rivoli, sedato sull'ambulanza muore. La moglie: "Stava bene, è un caso Soldi bis"
"Mio marito è salito in ambulanza con le sue gambe, si è seduto su una sedia. Poi mentre spiegavo cosa aveva, le sue allergie, l'ho visto a terra. Mi hanno detto: 'Signora stia tranquilla, l'abbiamo sedato, ci vediamo in ospedale' " . Non può dimenticare nulla, Maria Sofia, di quello che è successo la sera del 26 ottobre, quando ha affidato suo marito, Giovanni Fresia, di 59 anni, alle cure del personale del 118 che lei stessa aveva chiamato poco prima perché si era sentito male: "Era agitato, voleva essere controllato ". Durante il tragitto verso l'ospedale di Rivoli è successo qualcosa di drammatico, poco dopo l'iniezione di ketamina che gli era stata fatta per tranquillizzarlo. Posizionato supino sulla barella, sarebbe rimasto dieci minuti soffocato a causa di un rigurgito. Il suo cuore si è fermato, all'ospedale è arrivato in condizioni drammatiche e nonostante i tentativi di rianimarlo per tutta la notte, è morto il giorno dopo. Un'inchiesta della procura deve accertare cosa sia accaduto subito dopo la sedazione e se quel farmaco, un anestetico antidepressivo, sia stato utilizzato in maniera corretta: il caso sembra presentare alcune analogie con quello di Andrea Soldi, sebbene non si sia trattato di un "tso" ma di una sedazione finita in tragedia. La famiglia di Fresia, che era dipendente del Comune di Collegno, è distrutta. Si è affidata agli avvocati Ludovica e Renato Ambrosio e Alessandra Torrieri, e ha nominato il medico legale Roberto Testi come consulente: già la prossima settimana ci sarà la trattativa civilistica di mediazione con l'Asl mentre il pm Ciro Santoriello accerterà eventuali responsabilità penali. "Non cerco vendetta, non voglio incolpare nessuno, io vorrei soltanto che non fosse mai successo" spiega la moglie, insegnante, madre di due figlie di 24 e 33 anni. Il loro è un dolore composto, senza rancore ma pieno di sgomento e incredulità: "Mio marito avrebbe compiuto presto 60 anni - racconta la moglie - aveva disturbi di ansia, ed è stato lui a dirmi di chiamare l'ambulanza dopo essersi svegliato agitato. Sono arrivati anche i carabinieri quella sera, non so perché. Ma era lucido quando è salito lì. Si è agitato quando gli hanno detto che l'avrebbero portato all'ospedale di Rivoli, ma mia figlia l'ha tranquillizzato" . La moglie ricorda di aver fatto un quadro al personale sanitario: il marito era seguito da un centro di igiene mentale e prendeva farmaci per l'ansia. Tutto è successo nel tragitto verso Rivoli. "Sono salita a casa a prendere le mie cose e sono corsa all'ospedale. Arrivata lì ho trovato un silenzio surreale: io mi aspettavo di vedere Giovanni da qualche parte, disteso in barella, ho fatto tutto il corridoio del pronto soccorso, invece non c'era - ricorda la moglie - poi c'era una stanza con scritto shock room, e io mi sono sentita come chiamare, e quando si sono aperte le porte, l'ho visto. Mi hanno fatto uscire immediatamente: 'Siamo in emergenza' urlavano. Mi hanno fatto sedere, e poi un medico mi ha detto: 'Suo marito ha vomitato e ha ingerito il suo vomito, ha avuto un arresto cardiaco ma adesso lo stiamo rianimando'. Poi un altro medico rianimatore, più tardi, mi ha spiegato: 'È accaduta una cosa drammatica, suo marito è stato dieci minuti in ipossia (insufficienza di ossigeno, ndr), non sappiamo quantificare i danni, lo portiamo a fare una tac'. Io l'ho visto passare intubato, me l'hanno fatto vedere solo un attimo ".