Matteo Salvini
Matteo Salvini

Matteo Salvini, vicepremier e leader della Lega, è tornato a parlare del processo Open Arms il giorno dopo la sua assoluzione, incontrando la stampa a Roma. Nel corso del confronto con i giornalisti, Salvini ha definito la sentenza “giusta e attesa”, ribadendo la correttezza del proprio operato ai tempi in cui era ministro dell’Interno. Il caso, che ha catalizzato per anni l’attenzione dell’opinione pubblica e di parte del mondo politico, si è dunque concluso con un non luogo a procedere “perché il fatto non sussiste”. Di seguito i principali punti sollevati dal leader della Lega durante il suo intervento.

Il commento sulla sentenza e il costo del processo

Salvini ha voluto sottolineare le “spese” legate alla vicenda giudiziaria, ricordando che il procedimento sarebbe costato “diversi milioni di euro” e puntualizzando che Open Arms sembrerebbe intenzionata a fare appello. Ha poi ammesso di non essere rimasto sorpreso dall’esito, giudicando la decisione conforme alle sue aspettative e contestando implicitamente il sistema giustizia in Italia: “In altri tribunali – ha detto – non c’è la netta distinzione tra chi giudica e chi indaga. Quindi, separazione delle carriere e responsabilità civile per i magistrati”.

“Tre anni di sciocchezze” dai “soliti intellettualoni di sinistra”

Il vicepremier si è tolto più di un sassolino dalla scarpa nei confronti di chi, a suo dire, ha alimentato negli ultimi anni un clima di accuse e giudizi sommari: “Essere assolti perché il fatto non sussiste vuol dire che intellettualoni di sinistra per tre anni hanno scritto sciocchezze o raccontato sciocchezze in televisione”. Salvini ha etichettato questa evoluzione come “una bellissima giornata”, tesa a chiudere un capitolo di polemiche e sospetti sulla sua linea dura in tema di sbarchi e immigrazione.

“Non sono un criminale, posso tornare ovunque”

Alla domanda su un suo eventuale ritorno al Viminale, Salvini ha risposto in maniera sibillina: “Sto bene dove sto, per ora…”. Ha poi ribadito: “Quello che ho fatto al ministero dell’Interno è stato assolutamente corretto. Se qualcuno negli anni scorsi ha pensato ‘non puoi tornare al Viminale perché sotto processo, sei potenzialmente un criminale’, questa cosa cade”. In questo modo, il leader della Lega lascia intendere che nulla, da un punto di vista giudiziario, gli precluda eventuali futuri incarichi governativi in ambito di ordine pubblico.

Un riconoscimento che compensa le amarezze

L’assoluzione, stando alle parole del vicepremier, non sarebbe stata un evento inaspettato, ma rappresenta per Salvini una rivalsa rispetto a “tante amarezze” accumulate nel corso di tre anni di processi e attacchi mediatici. “È un riconoscimento che ho fatto il mio dovere”, ha dichiarato, ringraziando quanti lo hanno sostenuto, dal mondo politico a quello dell’informazione.

Il sostegno del centrodestra e la telefonata con Pier Silvio Berlusconi

La Lega, in una nota, ha reso pubblica la conversazione telefonica intercorsa tra Pier Silvio Berlusconi, amministratore delegato di Mediaset, e Matteo Salvini. Pier Silvio Berlusconi avrebbe espresso vicinanza e “attenzione” al ministro, ricordandogli anche “le battaglie per una Giustizia giusta” condotte dal padre, Silvio Berlusconi. Salvini ha sottolineato di aver particolarmente apprezzato il gesto, confermando come tutto il centrodestra voglia portare a termine quelle stesse istanze, a cominciare dalla separazione delle carriere dei magistrati e dalla responsabilità civile.

Le reazioni di Meloni e altri esponenti del governo

Dopo la lettura del dispositivo, Giorgia Meloni ha inviato un messaggio di congratulazioni al suo vice, definendo “infondate” le accuse che lo hanno accompagnato in questi anni. Al coro di commenti positivi si sono uniti anche Antonio Tajani, ministro degli Esteri, e il governatore del Veneto Luca Zaia, nonché il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. Per la maggioranza, la vicenda non è soltanto una vittoria personale di Salvini, ma un segnale importante che ribadisce la legittimità delle scelte politiche in materia di immigrazione e sicurezza effettuate dal governo di allora.

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