Alessandro Coatti ucciso in Colombia: le ombre sul delitto e il mistero dei gruppi paramilitari
Il biologo italiano è stato trovato smembrato: lo zio accusa «una banda che ricatta il governo colombiano». Gli esperti escludono legami con il narcotraffico

Una morte atroce e ancora avvolta nel mistero: Alessandro Coatti, biologo molecolare italiano, è stato ritrovato sommariamente smembrato in Colombia, in circostanze che fanno rabbrividire. A fare la macabra scoperta è stato un gruppo di bambini, che ha rinvenuto i resti dell’uomo abbandonati in un'area rurale.
Secondo le prime ricostruzioni, il corpo era stato diviso in più parti e infilato in sacchi, seguendo un inquietante schema già tristemente noto in alcune aree del paese sudamericano, dove operano gruppi armati paramilitari.
Le parole dello zio Gianni Coatti
A parlare pubblicamente è stato Gianni Coatti, zio della vittima, che ha raccontato dettagli inquietanti. È stata la madre di Alessandro a notare per prima qualcosa di strano: controllando il GPS del cellulare del figlio, ha visto che si trovava in un luogo completamente diverso rispetto a dove avrebbe dovuto essere. Ha tentato di contattarlo, ma era già troppo tardi.
«Mio fratello Gabriele, il padre di Alessandro, si è chiuso in un silenzio doloroso. Abbiamo appena informato nostra madre, che è anziana e malata. Non smette di piangere», ha raccontato. Lo zio ha poi aggiunto: «Alessandro non beveva, non si drogava, aveva una cura maniacale del suo corpo. Era alto, in forma, serio. Era semplicemente nel posto sbagliato, al momento sbagliato».
L’ipotesi del rapimento e del ricatto politico
Secondo lo zio e alcune voci raccolte localmente, Alessandro potrebbe essere stato rapito da una banda criminale che utilizza omicidi efferati per destabilizzare il governo colombiano. «In quella zona – ha spiegato – si stanno verificando omicidi di turisti e stranieri. Le bande vogliono creare scandalo e mettere pressione sulle autorità locali. Mi hanno riferito che potrebbe essere stato usato come “messaggio”».
Una terribile ipotesi, che tuttavia resta ancora senza conferme ufficiali da parte delle autorità investigative colombiane.
Cosa dicono gli esperti: nessun legame con il narcotraffico
Le prime indagini confermano che Alessandro Coatti non aveva alcun legame con il narcotraffico o con attività criminali organizzate. Lo ha ribadito anche Lerber Dimas, esperto di conflitti territoriali, che ha indicato nel Clan del Golfo e nelle Autodefensas Conquistadores de la Sierra i gruppi che, nella regione, usano questa tipologia di omicidi per marcare il territorio.
Anche Norma Vera Salazar, specialista in diritti umani, ha parlato di uno schema ricorrente: «Corpi torturati, smembrati, infilati in sacchi della spazzatura o del caffè e lasciati in strade rurali: è un linguaggio di paura e controllo».
Un giovane brillante, strappato alla vita
Alessandro Coatti aveva solo 39 anni. Dopo una brillante carriera nel campo della biologia molecolare a Londra, aveva deciso di vivere un periodo di esperienza e ricerca in Sud America. Amava viaggiare, parlare le lingue e immergersi nelle culture locali.
Non aveva precedenti, né frequentazioni pericolose. La sua morte lascia una ferita profonda non solo nella sua famiglia, ma anche nel mondo accademico e in chi lo conosceva.