I prezzi italiani sono stabilmente al di sopra delle medie europee e questa anomalia va indagata alla fonte

"È acceso il dibattito in questi giorni sui rischi cui sarebbero esposti oltre 10 mln di utenti italiani nel caso in cui Arera procedesse, il prossimo dicembre, a mettere gli utenti  all’asta per farli uscire dal regime di maggior tutela. I dati diffusi in questi mesi sono estremamente preoccupanti, come confermato anche dal ministro Pichetto Fratin e suggeriscono un rinvio di almeno un anno delle procedure di asta di Arera e del superamento del regime di maggior tutela, in modo da mettere in campo uno sforzo interistituzionale per superare tutte le distorsioni e le anomalie che hanno caratterizzato il libero mercato in questi ultimi anni, ancora troppo concentrato ed esposto alla volatilità e alle incertezze dei mercati dell’energia elettrica e del gas”. È quanto dichiara il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia.

“Dopo l’Arera, che nella sua relazione di luglio ha manifestato preoccupazione segnalando anche l’aumentata concentrazione dei clienti in mano a pochi operatori nel libero mercato- ha aggiunto-  anche l’agenzia europea dei regolatori dell’energia Acer, ha recentemente segnalato, nel rapporto di settembre sul mercato al dettaglio, come a livello europeo, ma soprattutto a livello italiano, la spesa per le bollette delle famiglie sia aumentata nel primo semestre del 2023 rispetto al 2022 nonostante la diminuzione dei prezzi dei prodotti energetici all’ingrosso”.

“I prezzi italiani – ha proseguito- sono stabilmente al di sopra delle medie europee e questa anomalia va indagata alla fonte e corretta a beneficio dei consumatori. Sempre Acer ha segnalato che in alcuni Paesi dell’Ue e in particolare in Italia, ci sono contratti di vendita di energia elettrica e gas sottoscritti dalle famiglie italiane nel libero mercato che presentato profitti lunari”.

“È quindi necessario fermare le “aste di famiglie” che Arera sta per svolgere e prorogare di almeno un anno il regime di maggior tutela per avviare un serio monitoraggio dei contratti sottoscritti dai consumatori nel libero mercato e rendere maggiormente comprensibile al cittadino un mondo così complesso come quello del mercato dell’energia, i cui costi stanno frenando il calo dell’inflazione, come certificato ormai dall’Istat. Anche quest’anno l’Istat ha registrato infatti, mese per mese, la differenza preoccupante dell’andamento dei prezzi tra il libero mercato e il regime di maggior tutela che risulta stabilmente molto più conveniente del libero mercato”.

“Nell’ultimo aggiornamento di settembre l’Istat conferma che la discesa dell’inflazione in Italia è frenata dalle tensioni sui prezzi energetici, in particolare proprio quelli del libero mercato non regolamentati. A settembre un aumento del 7,6% dei prezzi energetici nel libero mercato e una diminuzione nel regime di maggior tutela di -27,8%”.

“Un recente studio prodotto dall’Unione nazionale consumatori che meriterebbe un serio approfondimento, ha stimato che dal 2021 a oggi, da una elaborazione dei dati Istat, il prezzo del gas nella maggior tutela è sceso del 15,6% mentre nel libero mercato è aumentato del 48,8% e il prezzo dell’energia elettrica nella maggior tutela è sceso dell’8,8% mentre nel libero mercato è aumentato del 74,4%. Numeri preoccupanti – ha concluso Rampelli  - che probabilmente in maniera analoga indussero nei mesi scorsi Francia e Germania a nazionalizzare”. 

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