Green pass globale, l'Italia non aderisce: cos'è e cosa comporta
L'Italia ha deciso di non aderire all'adozione del green pass globale dell'OMS. Di cosa si tratta e cosa comporterà la scelta
Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha dichiarato che l'Italia non adotterà il cosiddetto green pass globale dell’Oms. “In sede di conversione del decreto-legge, verrà presentato un emendamento per riformulare il testo e ricondurre la norma agli obiettivi Pnrr in tema di salute, a partire dalla piena operatività del fascicolo sanitario elettronico” ha affermato Schillaci, riferendosi proprio al certificato sanitario internazionale nato sul modello del Certificato digitale Covid dell’Unione europea.
Ma cerchiamo di capire bene cos’è il green pass globale e cosa significa per i cittadini nel concreto. L’idea di un green pass uguale per tutti i Paesi del mondo nasce da un accordo definito storico tra l’Organizzazione mondiale della sanità e l’Unione europea, per la sanità digitale. Si tratta, volendo sintetizzare al massimo, di un documento per la condivisione dei dati sulla certificazione vaccinale a livello internazionale.
Certificato Covid Ue adottato come standard globale
Uno degli elementi chiave nel lavoro dell’Unione europea contro la pandemia Covid sono stati proprio i certificati digitali Covid-19. Per facilitare la libera circolazione all’interno dei suoi confini, l’Ue ha creato i green pass che tutti abbiamo usato durante la pandemia. I certificati, che riguardavano la vaccinazione anti-Covid, il test e la guarigione in relazione al Coronavirus, sono interoperabili, cioè basati su tecnologie e standard open source, e proprio questo ha consentito anche la connessione di Paesi extra-Ue che emettono certificati secondo le specifiche europee, diventando così la soluzione più utilizzata in tutto il mondo.
Il green pass digitale dell’Ue ha fissato di fatto uno standard globale per i viaggi internazionali ed è stato l’unico sistema operativo a livello internazionale, tanto che ben 51 Paesi di 4 continenti ne hanno beneficiato. I certificati rilasciati sono stati oltre 2,3 miliardi e hanno avuto il merito di aumentare la sicurezza dei viaggi per i cittadini e sono stati essenziali per far ripartire il settore del turismo europeo, e mondiale, letteralmente piegato dalla crisi pandemica. Con 80 Paesi e territori collegati al certificato digitale Covid dell’Ue, Bruxelles è riuscita a stabilire uno standard globale.
Cosa prevede la partnership tra Oms e Ue
Dall’inizio della pandemia, l’Oms ha collaborato con tutti i Paesi membri per definire linee guida generali per i green pass. Per contribuire a rafforzare la preparazione sanitaria globale di fronte alle crescenti minacce sanitarie, l’Organizzazione mondiale della sanità sta creando una rete globale di certificazione sanitaria digitale che si basa sulle solide basi del quadro europeo.
Come spiegato dalla commissaria europea per la Salute e la sicurezza alimentare Stella Kyriakides, “questa partnership rappresenta un passo importante per il piano d’azione digitale della strategia sanitaria globale dell’Ue. Utilizzando le migliori pratiche europee contribuiamo agli standard sanitari digitali e all’interoperabilità a livello globale, a vantaggio dei più bisognosi. È anche un ottimo esempio di come l’allineamento tra l’Ue e l’Oms possa garantire una salute migliore per tutti, nell’Ue e nel mondo. In quanto autorità di direzione e coordinamento del lavoro sanitario internazionale, non esiste partner migliore dell’Oms per portare avanti il lavoro avviato nell’Ue e sviluppare ulteriormente soluzioni sanitarie digitali globali”.
Cos’è la rete globale di certificazione sanitaria digitale dell’Oms
L’accordo prevede una stretta collaborazione nello sviluppo, nella gestione e nell’implementazione del sistema GDHCN dell’Oms. Un primo passo è garantire che gli attuali certificati digitali dell’Unione europea continuino a funzionare in modo efficace.
Un secondo obiettivo è facilitare questo processo a livello globale sotto l’ombrello dell’Oms, per arrivare a certificati digitali uguali per tutti. Questo significa anche definizione di standard unici e convalida delle firme digitali per prevenire le frodi. In questo modo – precisano dall’Oms – l’organo dell’Onu non avrà accesso ad alcun dato personale, che continuerebbe ad essere quindi di dominio esclusivo dei governi.
A tendere, la partnership lavorerà per sviluppare anche lato tecnico il sistema dell’Oms per coprire altre possibilità di utilizzo, come la digitalizzazione del certificato internazionale di vaccinazione o profilassi.
Una rete globale di certificazione sanitaria digitale quindi, come sistema volontario che può aiutare i cittadini a convalidare i propri documenti sanitari e a utilizzare i dati sanitari elettronici in modo sicuro e protetto. L’adesione alla rete mondiale di certificazione sanitaria digitale dell’Oms è e rimarrà volontaria per gli Stati membri.