Pietro Orlandi dopo la morte di Papa Francesco: “Il mio pensiero resta lo stesso di sempre”
Il fratello di Emanuela Orlandi torna a parlare sui social, tra accuse di ipocrisia e chiarimenti su presunte dichiarazioni mai rilasciate alla stampa

All’indomani della morte di Papa Francesco, Pietro Orlandi – fratello di Emanuela, la quindicenne scomparsa nel 1983 – ha affidato ai social un messaggio sobrio ma carico di tensione e amarezza. “Il mio pensiero è lo stesso di ieri, di oggi e lo stesso sarà anche domani”, ha scritto. Le sue parole, come sempre quando si tocca il caso Orlandi, hanno suscitato reazioni contrastanti e acceso nuovamente i riflettori su uno dei misteri più intricati della storia italiana contemporanea.
Il silenzio scelto e le accuse alla stampa
Pietro Orlandi ha deciso di non commentare direttamente la morte del Pontefice. Tuttavia, ha affidato a Facebook un messaggio dal tono critico: “Oggi preferisco non rilasciare commenti, il mio pensiero è lo stesso di ieri, di oggi e lo stesso sarà anche domani”. Poco dopo, ha aggiunto: “Anche tanti personaggi illustri del giornalismo, della politica, dello spettacolo, della cultura avrebbero potuto evitare di commentare, visto che nei loro post e dichiarazioni leggo solo tanta ipocrisia, ruffianeria e falsità”.
Il riferimento a Roma e la replica a un giornale
In un ulteriore post pubblicato in occasione del Natale di Roma, Orlandi ha voluto rivolgere un pensiero simbolico alla città eterna: “Quando le attuali Parigi e Berlino erano solo sterpaglia, Londra un acquitrino e il Vaticano era solo un’area poco salubre dove sorgeva il circo di Nerone, Roma possedeva già un impero”. Una riflessione che richiama l’identità e la forza della Capitale, spesso richiamata nelle sue battaglie.
Ma a scatenare ulteriori polemiche è stato un presunto virgolettato attribuito a Orlandi dal Quotidiano Nazionale su Instagram: “È il terzo Papa morto senza rivelare la verità, ammesso che ne fosse a conoscenza”. Parole che lui ha smentito pubblicamente: “Io non ho rilasciato nessuna intervista comunque”, ha precisato nei commenti social.
Il mancato incontro con Papa Francesco
Da tempo Pietro Orlandi chiedeva un incontro privato con Papa Francesco per parlare del destino della sorella Emanuela, scomparsa in circostanze mai chiarite nei pressi del Vaticano. Secondo quanto raccontato in varie interviste, nel passato Bergoglio gli avrebbe detto: “Emanuela sta in cielo”. Una frase che Orlandi non ha mai dimenticato, e che ha rinnovato il sospetto di un possibile sapere inaccessibile al grande pubblico.
“Mi ha detto che ha troppi occhi addosso per incontrarmi”
In un’intervista dello scorso dicembre, Pietro aveva aggiunto: “Da tempo chiedo di essere ricevuto da lui. Ma mi ha risposto che non può. Ed è per questo che continua a respingermi”. Una dichiarazione che lascia intendere il livello di frustrazione e il senso di abbandono provato dalla famiglia Orlandi, che da oltre quarant’anni cerca risposte senza ottenere piena giustizia o verità.
Le reazioni sui social e il dibattito pubblico
Il messaggio di Orlandi ha suscitato un vivace dibattito. Alcuni lo hanno accusato di mancare di rispetto in un momento di lutto mondiale, altri lo sostengono nella sua lotta contro il silenzio istituzionale che circonda il caso della sorella. Il post è diventato virale, rimbalzando su diverse testate e gruppi social.
Un mistero che resiste a ogni Papa
Con la morte di Papa Francesco, Pietro Orlandi ha ribadito ciò che pensa da anni: tre pontefici – Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco – non sono riusciti (o non hanno voluto) chiarire cosa sia successo a Emanuela. Il mistero resta dunque ancora irrisolto, nonostante le tante inchieste, commissioni e dichiarazioni.
La ferita aperta di un’intera nazione
Il caso Orlandi è più di una vicenda privata: è una ferita collettiva. Simbolo di verità negate e di ombre all’interno delle istituzioni vaticane, il suo nome è oggi parte integrante della memoria civile italiana. Le parole di Pietro, pur dure, continuano a dare voce a un dolore che il tempo non ha mai sopito.