"Morto ucciso" a Torre Annunziata. Non è un errore grammaticale, a Napoli si dice così: "morto ucciso”... Quando non è un incidente, quando c'è di mezzo la camorra, quando è volontario, premeditato, voluto... Quando è un agguato.
Torre Annunziata - E agguato è stato per Maurizio Cerrato
Come riporta anche Il Mattino, è stato un agguato. Un armiere della camorra che si consigliava con un ragazzino di appena 14 anni, scarcerato due mesi fa.
Un uomo sfuggito a un agguato lo scorso agosto. Ma anche un pusher con due evasioni dai domiciliari nel curriculum e un incensurato imparentato con vecchi pregiudicati.
Sono loro i quattro uomini accusati di aver picchiato e accoltellato a morte Maurizio Cerrato.
Torre Annunziata - Tra gli assassini di Maurizio c'è anche un 14enne
Ma emerge un dato ancora più importante dal decreto di fermo emesso dalla procura di Torre Annunziata ai danni di quattro persone accusate in concorso dell'omicidio di Maurizio Cerrato.
Al momento, infatti, gli investigatori non hanno ancora la certezza su chi abbia materialmente sferrato la coltellata che ha tolto la vita al 61enne.
Sia le dichiarazioni della figlia Maria Adriana che quelle reticenti degli altri testimoni presenti sul posto non fugano i dubbi rispetto a questo elemento.
Negli interrogatori effettuati a Torre Annunziata
Nelle ore successive al delitto sono stati identificati i quattro partecipanti alla spedizione punitiva con la quale è stata tolta la vita al custode degli scavi di Pompei. Non è stato, però al momento, stabilire chi abbia sferrato il fendente mortale.
Le risultanze investigative per ora si basano principalmente sui racconti dati in tre diverse occasioni dalla ragazza che ha visto assassinare il padre davanti ai suoi occhi.
Nonostante questo, però, le convulse fasi dell'accerchiamento di cui è stato vittima il padre non le hanno permesso di distinguere chi l'abbia accoltellato.
Le ricostruzioni della figlia della vittima a Torre Annunziata
È certa dell'identità delle quattro persone che l'hanno aggredito e poi bloccato per ucciderlo ma non di chi l'abbia colpito. Le sue dichiarazioni sono state raccolte poche ore dopo il delitto e poi il 20 e il 21 aprile nel corso di due distinti interrogatori.
La sua ricostruzione è stata concordante in tutti e tre i casi e il riconoscimento fotografico degli autori ha avuto un esito concorde in due occasioni. Nel corso del primo interrogatorio la 20enne ha spiegato l'esatta dinamica dei fatti.
Intorno alle 15 e 20 del 19 aprile la ragazza parcheggia l'auto nei pressi dell'abitazione di un indagato spostando la sedia e il masso con il quale veniva occupato il posto auto lungo via IV novembre. Si reca in ufficio lì vicino, un'agenzia di comunicazione web, e torna sul posto intorno alle 18 e 50.
In quel momento si rende conto che le è stato bucato uno pneumatico dell'auto. Chiede l'aiuto del padre Maurizio e nel frattempo si affaccia al balcone Rosa Scaramella, prima protagonista della vicenda ma non coinvolta nel decreto di fermo. La donna comincia a inveire contro la ragazza. Arrivato Maurizio Cerrato sul posto si sposta insieme alla figlia nel vicino garage per riparare la gomma.
La prima aggressione
In quel momento entrano sia Rosa che il fratello Giorgio Scaramella, primo indagato a far ingresso nella vicenda con un ruolo che successivamente verrà ritenuto fondamentale dagli investigatori.
Comincia un litigio che vede protagonisti prima le due donne. Rosa Scaramella graffia a più riprese Maria Adriana provocandole delle ferite.
La situazione peggiora quando entra in azione il fratello Giorgio che comincia a inveire e provare a fare delle foto alla ragazza minacciandola di morte.
Poi scatta la colluttazione con il padre che prova a difendere la figlia. Scaramella colpisce Cerrato con un cric provocandogli una ferita al sopracciglio, un buco lo descrive la figlia. Cerrato reagisce colpendo Scaramella e rompendogli gli occhiali.
La situazione sembra tornare tranquilla per un attimo. A provare a calmarla è stata proprio Rosa Scaramella che è stata anche colpita dal fratello Giorgio che infuriato abbandona il luogo mentre Cerrato, la figlia e Rosa Scaramella continuano a parlare tanto che lo stesso Cerrato si offre di ripagare gli occhiali al fratello.
La spedizione mortale
Dopo qualche minuto arrivano sul posto quattro persone. Una di queste è Giorgio Scaramella, arrivato a bordo di un Honda Sh. Su un altro scooter arrivano altre due persone e una quarta a piedi.
La persona a piedi è Domenico Scaramella
Fratello di Giorgio e arrivato sul posto su espressa richiesta del fratello per dargli manforte. A lui si rivolge Maurizio Cerrato per provare a parlare e a chiarire la situazione. Ne riceve invece un attacco coordinato partito dopo un cenno d'intesa di Domenico Scaramella verso altre due persone identificate successivamente in Antonio Venditto e Antonio Cirillo.
I quattro accerchiano Cerrato e lo gettano contro l'auto della figlia e contro un'altra auto presente nel parcheggio.
Cominciano a colpirlo con dei pugni fino a quando non si allontanano dall'uomo che si tocca al petto allargandosi il giubbotto. Scoprendo la camicia si nota immediatamente una macchia rossa al petto.
L'uomo è stato accoltellato ma Maria Adriana non è riuscita a vedere chi abbia sferrato il colpo.
Nel tentativo di salvare il padre gli presta subito soccorso e viene aiutata a metterlo in macchina da Venditto.
La 20enne inizia una corsa disperata all'ospedale San Leonardo di Castellammare dove però il padre arriva già morto.
I medici le riferiscono che a ucciderlo è stata una ferita d'arma da taglio al petto. È il primo momento in cui Maria Adriana realizza che il padre sia stato accoltellato. A differenza di Venditto, gli altri autori del gesto, invece, scappano dal parcheggio a piedi o a bordo degli scooter.(NapoliToday)
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