Abdallah Motan, regista palestinese arrestato in Israele, l'appello da Napoli: "Liberatelo"
L'arresto del regista palestinese Abdallah Motan ha scatenato un'ondata di indignazione internazionale, con un appello di solidarietà a Napoli, sua città di adozione, per chiederne la liberazione immediata
L'arresto di Abdallah Motan, regista e documentarista palestinese, ha suscitato una forte ondata di indignazione e preoccupazione a livello internazionale, e in particolare tra i suoi amici e sostenitori a Napoli, dove ha vissuto per un periodo e dove aveva dei progetti per il futuro. Motan, recentemente premiato per il suo lavoro documentaristico all'Iran International Documentary Festival, è stato arrestato al confine tra Giordania e Israele il 13 gennaio 2025, mentre tentava di raggiungere la Giordania per effettuare delle riprese, prima di proseguire verso Dubai e lo Yemen.
Il Legame con Napoli e l'Arresto
Motan, nato a Ramallah nel 1994, è un volto noto a Napoli, dove ha vissuto per un anno e mezzo e ha svolto uno stage presso un giornale locale. In città, il giovane regista ha instaurato forti legami, tanto che pochi giorni prima del suo arresto, aveva inviato un messaggio vocale a una delle sue conoscenze napoletane. L’artista aveva infatti pianificato di tornare in Italia per partecipare alla 21esima edizione dell'Al Ard Film Festival, un evento dedicato alla cultura palestinese organizzato dall’associazione Sardegna Palestina.
Motan è conosciuto per il suo lavoro coraggioso, che spesso ha messo in luce le condizioni drammatiche dei detenuti nelle carceri israeliane, un tema che potrebbe essere alla base del suo arresto. L'ultima sua opera documentaristica ha suscitato grande attenzione internazionale per la denuncia delle condizioni di vita dei prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane, un argomento che sembra essere stato un motivo di forte attrito con le autorità israeliane.
La Richiesta di Liberazione
In seguito all'arresto, sono immediatamente emerse richieste di solidarietà per il regista palestinese. Gli amici e colleghi di Motan, in particolare a Napoli, si sono uniti in un appello per chiedere la sua liberazione. L’arresto di Motan, secondo molti, non è solo un attacco a un singolo artista, ma un grave colpo alla libertà di espressione. Le sue opere, infatti, erano diventate simbolo di denuncia delle ingiustizie e delle sofferenze della popolazione palestinese, e la sua detenzione appare come un tentativo di silenziare la sua voce.
L'appello per la sua liberazione è stato lanciato con il supporto di organizzazioni per i diritti umani, colleghi artisti e sostenitori della sua causa. Il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, è stato sollecitato a prendere una posizione pubblica, non solo come primo cittadino, ma anche in virtù del suo passato come Ministro dell'Università e rettore dell'Università Federico II. La mobilitazione per chiedere la scarcerazione di Motan si è intensificata, con l’auspicio che le istituzioni italiane, in particolare quelle napoletane, facciano sentire la loro voce per difendere la libertà culturale e artistica.
Il Futuro di Abdallah Motan
Prima del suo arresto, Abdallah Motan nutriva diversi progetti futuri, tra cui quello di tornare a Napoli per frequentare un master in cinema, continuando così la sua carriera di regista e documentarista. La sua detenzione ha sconvolto questi piani e gettato un’ombra sul suo futuro artistico. La sua storia, oggi, è diventata un simbolo di quanto sia fragile la libertà di espressione, e quanto sia importante sostenere gli artisti che scelgono di alzare la voce contro le ingiustizie. In un contesto di crescente autoritarismo in molte parti del mondo, l’arresto di Motan ci ricorda che la cultura e il pensiero critico sono spesso sotto attacco, e che la difesa della libertà di espressione è essenziale per la costruzione di una società giusta e libera.