NAPOLI. E se a livello nazionale gli equilibri delle varie forze politiche e alleanze sembrano essersi “sfasciate” o quantomeno appese a un filo molto labile, tanto a destra, quanto a sinistra, a seguito dell’elezione del
Mattarella bis, per le modalità con le quali si è giunti a ciò, non fa eccezione la politica locale e nello specifico quella partenopea. Alquanto “bizzarre”, secondo alcuni, le dichiarazioni del capo dell’opposizione di centrodestra in Consiglio regionale,
Stefano Caldoro, rilasciate in diretta Tv e in un’intervista al Corriere, in merito ad una vera e propria “benedizione”, al neo
sindaco di Napoli,
Gaetano Manfredi.
“Si vince al centro”, ma non serve un partito di centro. E a Napoli? “Il punto di riferimento è Manfredi”
A fare il punto della situazione e a cercare di riportare un po' d’ordine tra le file del centrodestra, ci pensa
Alfonso Gifuni, componente della giunta del nuovo Direttivo di Fratelli d’Italia a Napoli.
Il suo è un appello e, se vogliamo, anche un “richiamo” all’
ex presidente della Regione Campania, che in tempi non sospetti su
Twitter, facendo riferimento al totonome della possibile squadra del neoeletto Manfredi, cinguettò:
“Leggo con curiosità il richiamo alla mia giunta, ma difficile, fare meglio della mia”.
«Caldoro benedice Manfredi? Allora, qui bisogna capire – così esordisce Gifuni e prosegue
- ognuno può fare le scelte che vuole, ma se siamo nell’orbita della coalizione, prima di rilasciare certe dichiarazioni bisognerebbe magari renderne noti i propri alleati. E’ impensabile, per quanto ci e mi riguarda che il capo dell’opposizione del centro destra, vada a benedire il candidato di De Luca, un candidato della sinistra. Caro Stefano stai facendo un gioco che non è comprensibile per noi e stai vanificando l’immenso consenso del centro destra che si è già determinato in tutte le proiezioni del popolo italiano e che alle prossime elezioni potrebbe davvero portare finalmente ad una svolta. Facci sapere dove vuoi andare e con chi vuoi stare».
E ancora prosegue
«Se lui non è più il capo dell’opposizione del centro destra, va benissimo, è libero di fare e dire ciò che vuole, ma prima deve comunicarcelo. Non ho e non abbiamo nulla contro Manfredi, è senza alcun dubbio una persona molto qualificata, ma in termini di capacità amministrative relative alla città di Napoli, ad oggi non c’è un riscontro reale di queste grandi doti. La mia è una chiamata, un appello come componente dei Fdi.
Mi chiedo dove vogliamo arrivare se il centro destra agisce, per così dire in solitaria? Io non sono per le opposizioni che si fanno come se fosse un’eterna campagna elettorale, né tanto meno per le lotte continue. Secondo la mia logica bisogna essere propositivi ma significa proporre progetti che facciano funzionare la città, non benedire la contro parte.
Le persone vanno preservate a prescindere da tutto e tutti, ed è questa la mia politica, non bisogna essere nemici. La diversità di idee è ricchezza perché presuppone il confronto, e il confronto è crescita. Ma qui, si tratta di capire quale progetto si vuole perseguire e con chi».
In merito all’operato di questi oltre 100 giorni di Manfredi aggiunge
«Io mi pongo sempre con un atteggiamento costruttivo, non mi aspetto che risolva i problemi con uno schiocco di dita, ma dopo cento giorni di governo non ho ancora notato cambiamenti. Io sono in primis un imprenditore e se voglio solo far riferimento a questo campo, beh, non c’è alcuna differenza col passato.
Indubbiamente è un momento storico triste e difficile per tutta Italia e le imprese a Napoli patiscono quello che stanno vivendo tutti, ma a ciò si aggiungono anche altre difficoltà preesistenti la pandemia. Comincio ad essere preoccupato, questo grande cambiamento post de Magistris, io non lo vedo.
Noi di Fdi, non abbiamo avuto ancora modo di incontrarci con il sindaco e ciò che chiediamo è proprio questo: avere la possibilità di colloquiare con lui e poter esporre delle nostre idee per dare un contributo».
A proposito di de Magistris, cosa ne pensa del suo nuovo soggetto politico?
«Ho grande rispetto per i magistrati, ma non vedo un’identità di valori, di ideologie politiche. Mi chiedo per esempio che fine hanno fatto gli arancioni? Poi un altro partito e ancora un altro. Mi appare incongruo tutto questo, costruire un partito politico non è una cosa così snella, così semplice, da fare con leggerezza. Quando ci si accosta alla cosa pubblica, bisogna sapere cosa si vuole, cosa si fa e dove si vuole andare. Non si può salire lo scalino e poi rimanere lì in bilico senza un vero progetto, una meta».
Possiamo dire che, certe incongruenze a livello locale, come lei stesso le ha definite, sono le stesse che si riscontrano a livello nazionale? O meglio che quelle locali seguono la scia nazionale, il terremoto in M5S e la diatriba Meloni-Savini…
«Personalmente non parlerei di diatriba e ritengo che Meloni abbia ben spiegato la sua posizione e i motivi che l’hanno indotta a certi atteggiamenti, tra l’altro del tutto leciti. Non si può contattare una persona dirle sei in ufficio, ti raggiungo e poi sparire e ritrovare dopo una situazione del tutto differente da quella che si era pattuita poco prima e per la quale da giorni ci si batteva insieme. E’ una questione di coerenza.
Tutta la vicenda della presidenza della Repubblica si è poi vanificata in un’impossibilità d’intesa del centrodestra. Un’intesa che avrebbe potuto portare all’elezione di un presidente scelto dal centrodestra e che faceva presagire, visti anche i consensi e i numeri che vogliono attualmente la destra un passo avanti, una vittoria alle elezioni del 2023. E qui è iniziata quell’opera del centro sinistra di dar fastidio. Ma ripeto, credo che Meloni, stia agendo bene e si stia spiegando altrettanto bene».
In merito al terremoto del M5S
«Devo dire che io seguivo Grillo, i suoi percorsi, le sue battaglie, le sue azioni. Ha dimostrato quel coraggio rivoluzionario che forse mancava da tempo combattendo contro le lobby, le case farmaceutiche. Lui aveva sfidato le lobby mondiali, ma dopo la nascita dei penta stellati il suo operato è stato per così dire vanificato.
Sono state smentite tutte le sue buone ragioni e sono diventati peggiori di quelli che contestavamo nella Prima Repubblica. Stanno dimostrando di aver assorbito tutti i vizi di quella Prima Repubblica.
Il fatto che il Tribunale di Napoli, abbia dato torto alle modalità con cui hanno eletto Conte, conferma che questo partito non è un soggetto politico, un’entità. Ci sono al loro interno persone che io stimo, lo stesso Di Maio, figlio tra l’altro di un amico che, invece militava con noi, è stato capace di smentire tutto quello che ha detto.
Non dimentichiamo che, a suo tempo, chiese l’impeachment per Mattarella e poi invece lo vota. In tutta sincerità allo stato attuale, la vedo difficile la sopravvivenza dei 5 Stelle».
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