Giulia Cecchettin, gli incubi del «super testimone»: «Basta, non dormo più, lasciatemi stare»
La sera della scomparsa di Giulia Cecchettin, da quando ha chiamato il 112 per segnalare un'aggressione nel parcheggio di Vigonovo, la vita di Marco è cambiata radicalmente. Per l'Italia, è diventato il "super testimone", il "vicino di casa" che ha dato l'allarme ai carabinieri.
Da quel momento, anche per Marco è iniziato un vero incubo. Un uomo di una quarantina d'anni, con una compagna e un figlio, impiegato in una catena commerciale a mezz'ora dal suo condominio a Vigonovo, ha deciso di oscurare il suo profilo Facebook e rimuovere l'adesivo con il suo nome e cognome dal citofono.
Vuole proteggere la sua privacy e tornare all'anonimato:
"Vivo una pressione mediatica non indifferente, mi hanno chiamato in un milione. Come mi devo sentire, secondo lei?", ha dichiarato a un giornalista di Repubblica. "Sto come starebbe chiunque in una situazione del genere. Sì, domenica scorsa sono andato dal papà di Giulia dopo che ho visto girare gli appelli sui social che parlavano della sua scomparsa. Ma non ne voglio parlare, sono distrutto da questa vicenda, averla vissuta è davvero brutto".
Giulia Cecchettin, il testimone
Dalla sua abitazione, situata a centocinquanta metri dal parcheggio dove Giulia Cecchettin ha subito la prima aggressione da Filippo Turetta, l'ex fidanzato, Marco ha udito una voce femminile gridare: "Così mi fai male" e chiedere aiuto. Ha visto un uomo colpire qualcuno a terra e un'auto nera fuggire rapidamente. Ha riferito tutto ai carabinieri, ma non è riuscito a prendere la targa, dato che era notte e il suo balcone troppo distante.
Il giorno successivo, dopo aver letto gli appelli della famiglia Cecchettin sui social media, Marco ha compreso la gravità della situazione. È andato a parlare con il padre di Giulia per raccontargli ciò che aveva sentito. Tuttavia, si rifiuta di fornire ulteriori dettagli ai giornalisti: "Sono molto scosso, distrutto da questa vicenda. Averla poi anche vissuta è brutto, non voglio rilasciare dichiarazioni come ho già detto a molti, molti vostri colleghi. Sono provato, mi stanno contattando tutti, c’è una pressione mediatica... è davvero difficile. Non voglio dire altro, davvero, non voglio rilasciare altre dichiarazioni".