corte costituzionale

La Corte Costituzionale ha depositato la sua sentenza in merito alla riforma sull’Autonomia differenziata, esprimendosi su alcune materie in cui il trasferimento delle competenze alle Regioni non sarebbe giustificabile, nemmeno in base al principio di sussidiarietà. La sentenza sottolinea che esistono funzioni legate a materie che riguardano regolamentazioni di interesse europeo, come la politica commerciale comune, la protezione ambientale, la produzione e distribuzione nazionale dell’energia, e le grandi reti di trasporto. Inoltre, alcune funzioni come quelle legate all'istruzione e alle professioni hanno un carattere generale ed unitario che le rende incompatibili con una gestione regionale autonoma.

Unità del popolo e pluralismo istituzionale

Nelle motivazioni, la Corte ribadisce che l'unità e l'indivisibilità della Repubblica sono strettamente legate alla nozione di "popolo" come titolare della sovranità, sancita dall'articolo 1 della Costituzione. Pur riconoscendo e garantendo il pluralismo in vari ambiti, come politico, sociale, culturale e religioso, i giudici sottolineano che tale pluralismo non può portare all’evaporazione della nozione di popolo unito. La Costituzione italiana fonda la sua democrazia sulla compresenza di pluralismo e unità, garantendo che tutte le formazioni politiche e sociali, pur mantenendo la propria identità, convergano su un nucleo di valori comuni che rappresentano l’Italia come una comunità politica.

Il popolo e la nazione sono indivisibili

Infine, la Corte ha ribadito che il concetto di “popolo” e “nazione” in Italia è un'unità non frammentabile. Come sottolineato nella sentenza n. 365 del 2007, non possono esistere "popoli regionali" con porzioni di sovranità, poiché vi è un solo popolo italiano e una sola nazione. L'unità nazionale è un principio fondamentale che permea la Costituzione, riflettendo la storia e l'appartenenza a una comune civiltà.

In sintesi, la Corte Costituzionale ha riaffermato la centralità dell'unità nazionale, limitando le possibilità di trasferire competenze fondamentali che potrebbero minare l'integrità del sistema istituzionale unificato della Repubblica.

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