Crollo della palazzina a Torre Annunziata: cinque condanne in appello, pene fino a 12 anni
La Corte d’Appello infligge pesanti condanne per il disastro del 2017 che causò la morte di 8 persone, tra cui due bambini
Il crollo della palazzina di Torre Annunziata, avvenuto il 7 luglio 2017, è stato uno dei disastri più devastanti nella storia recente della Campania. Otto vite spezzate, tra cui quelle di due bambini, hanno lasciato un segno indelebile nella comunità locale. L’incidente ha sollevato interrogativi sulle responsabilità e sulle condizioni degli edifici, portando a un lungo processo giudiziario.
La tragedia è stata causata dal cedimento strutturale del palazzo, che si trovava in stato di ristrutturazione al momento del crollo. La gravità delle accuse e la ricerca di giustizia hanno coinvolto amministratori, proprietari e operatori edili, culminando nelle pesanti condanne emesse dalla Corte d’Appello.
Le condanne in appello: pene dai 9 ai 12 anni
Il processo in appello ha ribaltato alcune sentenze di primo grado, con pene particolarmente severe per i principali imputati. Roberto Cuomo, amministratore del condominio, è stato condannato a 8 anni di reclusione per il ruolo centrale nel disastro. A questa pena si aggiunge un anno per un reato di falso, portando il totale a 9 anni. In primo grado, Cuomo era stato assolto, ma la Corte d’Appello ha ritenuto evidente la sua responsabilità.
Gerardo Velotto, proprietario dell’appartamento dove erano in corso i lavori di ristrutturazione, è stato condannato a 12 anni, la pena più alta tra gli imputati. Le condanne hanno toccato anche Massimiliano Bonzani e Aniello Manzo, rispettivamente a 11 e 10 anni. Pasquale Cosenza, capo operaio coinvolto nei lavori, è stato condannato a 9 anni.
La sentenza della Corte d’appello
La Corte d’appello di Napoli ha accolto le richieste del pubblico ministero Dina Cassaniello, che ha sostenuto con forza l’accusa di negligenza e condotta pericolosa da parte degli imputati. Secondo le indagini, il crollo è stato provocato da interventi strutturali effettuati senza le dovute precauzioni e in violazione delle normative di sicurezza.
Gli avvocati della difesa hanno cercato di sostenere l’assenza di una correlazione diretta tra i lavori e il crollo, ma la Corte ha ritenuto che le prove presentate dall’accusa fossero schiaccianti.
L'impatto sulla comunità e il valore della giustizia
La sentenza rappresenta una risposta giudiziaria significativa per le famiglie delle vittime, che hanno atteso anni per ottenere giustizia. Il crollo ha scosso profondamente la comunità di Torre Annunziata, suscitando indignazione e richieste di maggiore attenzione alla sicurezza edilizia.
Questo caso, oltre a segnare un punto di svolta nella giurisprudenza legata ai crolli edilizi, serve anche come monito per il rispetto delle normative sulla sicurezza, sottolineando l'importanza di una vigilanza rigorosa per evitare tragedie simili in futuro.
L’esito del processo è stato accolto con un misto di sollievo e amarezza: se da un lato le pene inflitte rappresentano un atto di giustizia, dall’altro non potranno mai restituire le vite spezzate il 7 luglio 2017.