tony effe fedez

Come ogni anno, l’Accademia della Crusca ha analizzato i testi delle canzoni in gara al Festival di Sanremo, e il verdetto del professor Lorenzo Coveri è impietoso: la qualità linguistica dei brani è in forte calo. Il linguista dell’Università di Genova, noto per il suo occhio critico sul linguaggio musicale, ha promosso solo tre artisti, bocciando la maggior parte delle canzoni per la loro banalità e prevedibilità. Tra i bocciati eccellenti ci sono Fedez, Francesco Gabbani e i Modà, mentre i rapper sono stati accusati di essersi conformati a uno stile eccessivamente mainstream.

Un linguaggio sempre più povero e piatto

Secondo Coveri, i testi del Festival 2025 risultano “piatti” e privi di originalità. “Sanremo è sempre più condizionato dalle piattaforme streaming e dalle radio: non si scrive più una canzone per vincere il Festival, ma per durare nel tempo, con l’obiettivo di diventare un tormentone estivo”, ha spiegato il professore. Questo ha portato a una standardizzazione dei brani, che spesso sacrificano la qualità linguistica per risultare più accessibili al grande pubblico.

Anche i rapper si adeguano al mainstream

Uno degli aspetti più sorprendenti è la mancanza di trasgressione nei testi rap. “Anche i rapper ormai si adattano al tono medio e mainstream della kermesse, rinunciando alla loro identità più irriverente”, ha osservato Coveri. Un esempio emblematico è Tony Effe, che ha presentato un brano “innocuo, privo di qualsiasi elemento di rottura”. Inoltre, il Festival di quest’anno si distingue per l’assenza quasi totale di rock e per una scarsa presenza di cantautori, eccezion fatta per Brunori Sas e Lucio Corsi.

Le critiche a Fedez e Gabbani

Tra i nomi più noti, Fedez ha ricevuto un giudizio particolarmente severo. Il testo della sua canzone è stato definito “deprimente”, con rime forzate e un gioco di parole sui farmaci che non convince: “Diamo 6 a un testo deprimente che parla di depressione, si salva qualche giochetto di parole sui nomi dei farmaci, poi rime discutibili come carne viva – mente schiva. Cita Mary Poppins col cianuro al posto della pillola che va giù. Mi cadono le braccia”.

Anche Francesco Gabbani non ha brillato: Coveri si aspettava di più dall’artista, che in passato aveva dimostrato maggiore creatività nei testi. “Senza infamia e senza lode”, è stato il giudizio del professore.

I testi peggiori: Modà ed Elodie bocciati senza appello

Le critiche più dure sono state riservate ai Modà e a Elodie. Il brano della band è stato definito “pesante e ridondante, più che una canzone sembra una predica”, mentre il testo di Elodie è stato giudicato “prosaico e banale, come una conversazione telefonica senza ritmo”. Secondo Coveri, entrambi i brani sono privi di spessore e risultano difficili da apprezzare anche solo dal punto di vista linguistico.

Chi si salva? Brunori Sas, Lucio Corsi e Shablo

Solo tre artisti hanno ottenuto il plauso del professor Coveri. Brunori Sas è stato lodato per la sua scrittura raffinata e profonda, con un testo intimo e autobiografico che affronta il tema della paternità. Lucio Corsi ha conquistato il professore con il brano più “fresco e ironico” del Festival, ricco di immagini inaspettate e riferimenti colti. Infine, Shablo è stato apprezzato per la sua originalità, distinguendosi dalla massa dei concorrenti con un linguaggio più ricercato.

L’effetto Sanremo: il Festival cambia gli artisti

Secondo Coveri, partecipare al Festival di Sanremo impone agli artisti un compromesso linguistico e stilistico: “Andando al Festival, si entra nel mainstream e questo fa da filtro, anche dal punto di vista linguistico”. In altre parole, anche i cantanti più alternativi tendono ad adattarsi a un modello più popolare e meno sperimentale.

L’analisi dell’Accademia della Crusca conferma un trend in atto da anni: la qualità dei testi sanremesi è in calo, con una predominanza di linguaggio informale e formule ripetitive. L’industria musicale sembra ormai più orientata a creare brani adatti al mercato delle piattaforme digitali piuttosto che canzoni destinate a lasciare il segno dal punto di vista letterario. Resta da vedere se questa tendenza cambierà nelle prossime edizioni o se Sanremo continuerà a essere sempre più influenzato dalle logiche commerciali.

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