Eliana Rozio morta per l’incendio del frigorifero: a processo due manager di LG
Le urla nella notte e il gas letale. La famiglia: «Una tragedia inaccettabile»

Un dramma consumatosi in pochi istanti, nel cuore della notte. Era il 27 giugno 2020 quando Eliana Rozio, 46 anni, insegnante di scuola media a Beinasco, in provincia di Torino, perse la vita nella sua abitazione. A causare la tragedia fu un incendio scaturito dal frigorifero di casa, un modello LG prodotto nel 2016. Secondo quanto emerso dalle indagini, l’elettrodomestico prese fuoco improvvisamente intorno alle 2 del mattino. Eliana, credendo che si trattasse di un principio d’incendio facilmente gestibile, si avvicinò per spegnere le fiamme. Ma in pochi istanti venne sopraffatta da fumi altamente tossici, tra cui acido cianidrico, rivelatosi immediatamente letale.
Le indagini e il ruolo della “schiuma”: un dettaglio tecnico che potrebbe costare caro
Decisivo, secondo i consulenti della parte civile, fu il materiale utilizzato per coibentare l’elettrodomestico. La cosiddetta “schiuma” di isolamento, infatti, non era ignifuga e avrebbe agevolato la propagazione del fuoco. Ma non solo: i fumi generati dal materiale bruciato contenevano sostanze letali come l'acido cianidrico, lo stesso gas responsabile delle morti nello storico incendio del cinema Statuto di Torino del 1983.
Il consulente tecnico Luca Marmo, ingegnere del Politecnico, spiega che l’elevata concentrazione di gas tossico sprigionatasi in pochi secondi non ha lasciato scampo alla donna. A causare l’incendio, secondo l’accusa, fu anche una scheda madre non adeguatamente isolata, difetto che avrebbe favorito il corto circuito e l’innesco delle fiamme.
Il processo a Torino: due dirigenti LG imputati per omicidio colposo
Dopo un lungo iter giudiziario, il 17 aprile 2025 si aprirà l’udienza preliminare presso il Tribunale di Torino. Due manager coreani della filiale italiana di LG sono imputati per omicidio colposo, incendio colposo e violazione del codice del consumatore del 2005. Il procedimento arriva dopo che inizialmente la procura aveva richiesto l’archiviazione del fascicolo. Solo grazie all’opposizione degli avvocati della famiglia Rozio – Renato Ambrosio, Stefano Bertone e Alessandra Torreri – il giudice ha disposto nuovi accertamenti tecnici, aprendo così la strada al processo penale.
La battaglia della famiglia Rozio: «Vogliamo giustizia per Eliana e per tutti»
La sorella della vittima, Tiziana Rozio, ha dichiarato apertamente la volontà della famiglia di andare fino in fondo: «È nostro dovere fare tutto il possibile per evitare che tragedie come questa si ripetano». Una battaglia non solo penale ma anche civile: gli avvocati della famiglia hanno infatti avviato un procedimento civile parallelo e stanno valutando un’azione inibitoria contro LG, che potrebbe portare a una campagna di richiamo del modello difettoso.
Il frigorifero, costruito nel 2016 in uno stabilimento LG in Polonia, era ancora coperto da garanzia al momento dell’incidente. Sebbene il modello sia fuori produzione, non si conosce il numero esatto di unità ancora presenti nelle case italiane o europee. Se il giudice dovesse accertare gravi carenze di sicurezza nel design del prodotto, il colosso coreano potrebbe essere obbligato a informare i consumatori e a ritirare i dispositivi potenzialmente pericolosi.
Un caso che riapre il dibattito sulla sicurezza degli elettrodomestici
La morte di Eliana Rozio solleva domande cruciali sulla sicurezza domestica e sulle responsabilità dei produttori di elettrodomestici. Il caso sarà probabilmente al centro dell’attenzione mediatica nei prossimi mesi, non solo per la drammaticità della vicenda, ma anche per il coinvolgimento di una multinazionale e per le possibili implicazioni a livello europeo.
La famiglia Rozio, determinata a ottenere giustizia, punta i riflettori su un problema che potrebbe riguardare migliaia di famiglie, nel silenzio di certificazioni insufficienti o materiali non conformi alle normative antincendio.