Video Giogiò Cutolo - Nordio apre inchiesta
Video Giogiò Cutolo - Nordio apre inchiesta

Sta facendo molto discutere la diffusione su TikTok delle immagini di una videochiamata tra il ragazzo che ha ucciso Giogiò Cutolo e sua nonna. Un video che ha scatenato polemiche, indignazione e che ha spinto il ministro della Giustizia Carlo Nordio a intervenire personalmente sulla vicenda, chiedendo immediati accertamenti amministrativiper verificare la provenienza del filmato.

Secondo le prime verifiche, la videochiamata sarebbe avvenuta all’interno della Casa circondariale di Catanzaro, durante un colloquio familiare autorizzato tramite l’applicazione WhatsApp. Tuttavia, la registrazione del contenuto e la successiva diffusione pubblica sui social network violerebbero le regole imposte per i detenuti e rappresenterebbero una grave anomalia nel sistema carcerario.

Le parole del ministro Nordio e l’apertura delle indagini

In una nota ufficiale, il ministro Nordio ha chiarito che il detenuto aveva regolarmente diritto alle videochiamate, come previsto dalla normativa. Tuttavia, ha evidenziato che «il colloquio non poteva essere registrato né condiviso dagli interlocutori». La Direzione del carcere ha già informato la Procura locale e il magistrato di sorveglianza, segnalando la possibile registrazione fraudolenta del colloquio e la violazione delle norme che regolano le comunicazioni tra detenuti e familiari.

Si tratta di un caso che solleva serie riflessioni sulla sicurezza e sul controllo nelle carceri, soprattutto nell’epoca dei social network, dove anche episodi tragici possono diventare contenuti virali in pochi istanti, generando sentimenti controversi nell’opinione pubblica.

L’avvocato del killer: “Non è colpa sua se il video è stato diffuso”

A fare chiarezza sul caso è intervenuto anche l’avvocato Davide Piccirillo, legale del giovane omicida che all’epoca dei fatti aveva 17 anni. Il ragazzo, recentemente trasferito dal carcere minorile a un reparto ordinario, si trova attualmente a Catanzaro, a oltre 450 chilometri da casa. Piccirillo ha sottolineato che il detenuto ha diritto a due videochiamate al mese per mantenere un contatto con i genitori.

«Anche se ha commesso un delitto grave – ha dichiarato il legale – resta un essere umano con diritti riconosciuti dalla legge. Le videochiamate non sono un privilegio, ma una norma prevista per garantire la dignità del detenuto. Se poi qualcuno ha registrato o condiviso il video, questo non può essere attribuito a responsabilità del mio assistito».

TikTok e la mitizzazione dei criminali: una deriva da fermare

Il video, rimbalzato velocemente su TikTok, ha suscitato forti critiche per quella che è stata definita una pericolosa mitizzazione del crimine. Non è la prima volta che contenuti simili appaiono su piattaforme social, trasformando assassini o protagonisti di episodi di cronaca nera in oggetti di attenzione mediatica distorta.

Il ministro Nordio ha ribadito che «il sistema di giustizia non può tollerare che contenuti così sensibili vengano manipolati e diffusi a piacimento». È in corso una verifica accurata delle responsabilità legate alla registrazione e alla condivisione del filmato, che potrebbe portare a provvedimenti disciplinari o penali nei confronti dei responsabili.

Conclusione: garantire la legalità anche nella comunicazione penitenziaria

Questo caso mette in luce l’urgente necessità di un maggior controllo sulle comunicazioni nelle carceri, soprattutto in quelle situazioni dove i detenuti, per età o notorietà, possono diventare oggetto di interesse mediatico. È fondamentale che la dignità delle vittime venga tutelata, e che le famiglie non debbano rivivere il dolore attraverso contenuti che violano la memoria e la giustizia.

Tragedia a Volla, ha un malore al volante e si schianta contro un negozio: morto sul colpo
Addio a Thomas Commisso: il mondo dell’hockey piange l’ex portiere scomparso a 41 anni