E' successo a Napoli, dove un uomo ha denunciato di essere stato affiancato, mentre si trovava in corso Marianella, da due persone a bordo di uno scooter che hanno tentato di rubargli l'orologio. In questo violento tentativo, i malviventi avrebbero esploso i colpi di arma da fuoco che lo hanno ferito.
Sul posto i militari dell'Arma hanno trovato sul selciato 5 bossoli, dal calibro da definire.
I rilievi sono stati eseguiti dal Nucleo investigativo di Napoli.
Sono in corso indagini dei Carabinieri della compagnia Vomero. (AdnKronos, Napolitoday)
Potrebbe interessarti: Il marito cancella identità moglie per 20 anni, condannato. Un 46enne è stato condannato per colpi e maltrattamenti ai danni della moglie.
Il 46enne ex-guardia giurata, per questi fatti nei mesi scorsi è stato arrestato (perdendo anche il lavoro). Infatti secondo quanto emerso dalle ricostruzioni del processo, avrebbe cancellato l’identità della moglie casertana, costringendola a rimanere quasi sempre segregata in casa e obbligandola a parlare pugliese.
Oltre a questo, la donna era tenuta a dichiarare un’età diversa, a non avere contatti con la famiglia d’origine. Quest’ultima si era opposta al matrimonio perché l’uomo già prima delle nozze picchiava la futura moglie, in quel momento incinta.
Maltrattamenti anche sulle figlie adolescenti
Le stesse figlie della coppia non sapevano dell’esistenza dei parenti casertani, almeno fino alla fine del 2019. In quell’anno la madre, ormai sfinita per le continue violenze subite, ha preso coraggio rivelando alle giovani ragazze l’esistenza dei familiari a Caserta.
La denuncia
Così una mattina all’alba sono partiti per Trani, con l’obiettivo di prendere la donna 56enne e le due figlie. A quel punto, le hanno ricondotte a Caserta. Una volta nella città campana, le tre vittime sono andate in Questura. Lì hanno denunciato i fatti alla sezione della Squadra Mobile che si occupa di reati contro le donne.
Il centro anti-maltrattamenti
A questo punto, come da prassi, è intervenuto il centro antiviolenza Spazio Donna in supporto della madre e delle due figlie vittime. L’avvocata Martina Piscitelli è il legale che le ha assistite durante il processo, riuscendo infine a far condannare il marito definito dalle donne un “padre padrone”.
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