Luca Sacchi, la sentenza d'appello: confermata la condanna per Anastasiya, De Propris e Pirino
Il papà Alfonso dopo la condanna: «Giustizia è fatta. Siamo soddisfatti »

A più di cinque anni dal tragico omicidio di Luca Sacchi, avvenuto nella notte tra il 23 e il 24 ottobre 2019, arriva la tanto attesa sentenza d’appello. La Corte d'Assise di Appello di Roma ha emesso oggi, martedì 10 dicembre 2024, le sue decisioni definitive per i principali imputati coinvolti in questa drammatica vicenda. Il giovane Luca fu ucciso in strada, davanti a un pub nella zona dei Colli Albani a Roma, durante quello che secondo i giudici era un tentativo di acquisto di droga finito in tragedia.
La condanna in appello per Anastasiya e gli altri imputati
La corte ha confermato la condanna a tre anni di carcere per Anastasiya Kylemnyk, fidanzata della vittima, accusata di violazione della legge sugli stupefacenti. Per Marcello De Propris, che ha fornito l'arma con cui Luca Sacchi è stato ucciso, la pena è stata fissata a 25 anni di reclusione, mentre per Paolo Pirino, ritenuto presente al momento del delitto, la condanna è di 24 anni e un mese. La sentenza ha così portato a termine il lungo processo che ha visto il coinvolgimento di più persone e un giro di traffico di droga.
Il padre di Luca, Alfonso Sacchi, ha commentato la sentenza con parole di sollievo: «Siamo soddisfatti della sentenza, giustizia è fatta. A noi interessava la conferma della pena. Noi abbiamo perso un figlio, loro un domani si ritroveranno con dei figli, noi no». Un commento che esprime il dolore per una perdita irrecuperabile ma anche la speranza che la giustizia abbia preso il suo corso.
Le dinamiche dell'omicidio e il ruolo di ogni imputato
Il tragico omicidio di Luca Sacchi è avvenuto all’esterno di un pub situato nella zona dei Colli Albani, uno dei quartieri di Roma. Luca era con la fidanzata Anastasiya e alcuni amici quando, secondo le ricostruzioni, Del Grosso sparò durante un tentativo di rapina. La rapina aveva come obiettivo il denaro che la ragazza, secondo le accuse, trasportava nel suo zaino: 70mila euro, mai trovati, destinati all’acquisto di circa 15 chili di marijuana.
Durante il processo, il Procuratore Generale Carlo Lasperanza ha sottolineato come la vera causa dell'omicidio fosse legata al mercato delle sostanze stupefacenti, dichiarando: «È il mercato della droga che porta a queste tragedie». In questo contesto, il ruolo di Anastasiya è stato messo in evidenza, accusata di non aver collaborato alle indagini, cercando invece di proteggere sé stessa. La sua dichiarazione che i 70mila euro fossero destinati a un “impiccio con le moto” è stata ritenuta una chiara protezione della sua posizione, piuttosto che una testimonianza sincera.
Il ruolo di Del Grosso e la condanna definitiva
La condanna di Valerio Del Grosso, l’autore materiale dell’omicidio, era già stata stabilita in via definitiva dalla Cassazione, con una pena di 27 anni. Del Grosso è stato ritenuto colpevole di aver ucciso Luca Sacchi con un colpo alla testa durante il tentativo di rapina, evento che ha sconvolto la vita della vittima e dei suoi cari.
In conclusione, questa sentenza d'appello ha chiuso un capitolo doloroso, portando a termine un lungo iter giudiziario. Nonostante il dolore per la perdita, la famiglia di Luca Sacchi ha potuto vedere che la giustizia ha fatto il suo corso, confermando le pene per gli imputati coinvolti in questa tragedia. La speranza ora è che eventi simili possano essere evitati in futuro, con una maggiore attenzione ai pericoli del traffico di sostanze stupefacenti.