Francesca Marino, la donna colpita da un tragico incidente di elettrocuzione il 22 giugno 2020 mentre si trovava sotto la doccia in un lido di Romagnolo, a Palermo, è purtroppo deceduta all'età di 38 anni.

Dopo il suo ritorno a Palermo nel 2019, Francesca ha vissuto tre anni e mezzo in uno stato semivegetativo, confinata a letto. Nel corso di quell'infelice giorno, Francesca era accompagnata dalla sua nipotina di quattro anni, che ha riportato un'ustione all'orecchio, con conseguenti problemi uditivi.

Originaria di una famiglia composta da cinque sorelle, Francesca, parrucchiera di professione, si era trasferita in Germania per convivere con il suo compagno. Nonostante ciò, tornava frequentemente a Palermo per trascorrere del tempo con i genitori. Il suo ritorno definitivo in città è avvenuto il 31 dicembre 2019.

La storia di Francesca Marino

La sua storia sottolinea la tragica conseguenza di un evento inaspettato e il coraggio con cui ha affrontato la difficile battaglia per la sopravvivenza. La comunità esprime il proprio cordoglio per la perdita di Francesca Marino e riflette sull'importanza di garantire la sicurezza in luoghi pubblici per evitare simili incidenti in futuro.

Il processo

Sotto processo per le gravissime lesioni provocate alla donna e alla nipote sono finiti il gestore, Antonino Lucido, e la titolare del lido, Antonina Vernengo. Il gup Clelia Maltese aveva respinto la loro richiesta di patteggiare, ritenendo la pena troppo bassa, ma la proposta è stata poi accettata dal giudice monocratico, Giovanni La Terra: la donna ha concordato un anno e 10 mesi (pena sospesa) e l’altro imputato 2 anni e 2 mesi. E così Francesca e la sua famiglia non hanno avuto riconosciuto nulla nel penale, dove sono assistite dall’avvocato Rosalia Zarcone. “Quell’estate, dopo 15 anni – raccontava Agata Marino – avevamo deciso di affittare due bungalow al Lido Italia. Abbiamo firmato un contratto, che prevedeva pure un’assicurazione. La stagione formalmente doveva partire il 15 giugno, ma già dal 10 la struttura era aperta. Tanto che il 13, mentre eravamo lì con tante altre persone, abbiamo visto gli uomini della Capitaneria fare apparentemente dei controlli. Ma non si sono accorti che l’impianto elettrico non era a norma da almeno 6 anni, che il lido non aveva neppure un’assicurazione…”.

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