hotel rigopiano

Federica Di Pietro ha visto la sua vita trasformarsi in un istante, quando il 18 gennaio 2017, i suoi genitori, Piero Di Pietro e Barbara Nobilio, sono morti nell'Hotel Rigopiano, una delle 29 vittime di quella tragedia. Oggi, quasi otto anni dopo, Federica è tornata a lottare per ottenere giustizia, mentre attende una sentenza cruciale dalla Corte di Cassazione, che potrebbe decidere il destino di un lungo e complesso processo. Il verdetto potrebbe aprire la strada a un appello bis o confermare le decisioni già prese dal tribunale dell'Aquila.

Il giorno tragico e il lungo cammino

Quel giorno tragico, i coniugi Di Pietro si erano recati a Rigopiano per un po' di relax prima che Federica completasse la sua laurea in Giurisprudenza alla Sapienza. Pochi giorni dopo aver appreso della morte dei suoi genitori sotto le macerie dell'hotel, Federica ha discusso la sua tesi. 

"Il 27 gennaio ho discusso la mia tesi, grazie anche all'aiuto dei miei amici che non mi hanno mai lasciata sola. Poi al funerale dei miei ho lasciato la tesi tra le loro bare, quel traguardo dovevo dedicarlo a loro"

Lo racconta Federica, la cui vita è stata segnata da quella perdita devastante. Da quel momento, insieme alla sorella Fabrizia, è iniziato un lungo e doloroso cammino alla ricerca di giustizia per i genitori scomparsi.

Il rinvio della sentenza

Il 28 novembre scorso, la Corte di Cassazione ha deciso di rinviare la sentenza, che oggi, 3 dicembre 2024, attende finalmente una decisione definitiva. Il procedimento è particolarmente complesso, coinvolgendo ben 30 posizioni, tra cui 8 condanne e 22 assoluzioni già decise in Appello. Federica non ha nascosto il suo disappunto per alcune dichiarazioni fatte dagli avvocati degli imputati: "Mi sono sentita offesa nell'ascoltare alcune banalità. La difesa è legittima, ma bisogna avere la coscienza di fermarsi ad un certo punto, senza ledere la memoria di chi non c'è più", ha dichiarato Federica, visibilmente emozionata.

Il difficile attesa del giudizio finale

Oggi, Federica è tornata a Piazza Cavour con altri familiari delle vittime per attendere la sentenza, una decisione che potrebbe finalmente mettere un punto a un lungo iter giudiziario. "Cosa mi aspetto? Dirlo è difficile. Da una parte vorrei che ci fosse un nuovo processo per inasprire le pene e coinvolgere alcuni soggetti esclusi, ma dall'altra ho paura dell'ombra della prescrizione", ha ammesso Federica. Nel corso degli anni, secondo la giovane, si è cercato di sostenere la tesi dell'eccezionalità dell'evento per alleggerire le responsabilità degli imputati. "Io ho fiducia nella giustizia, ma purtroppo non ho fiducia nel procedimento in sé, dopo quello che ho visto e sentito in aula negli anni", ha concluso con amarezza.

Il destino della sentenza di oggi segnerà probabilmente l'epilogo di una tragedia che ha scosso il paese, ma anche il punto di non ritorno di una lunga lotta per la verità e la giustizia.

 

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