Coronavirus, il cartello che fa discutere appeso al bar: "I cani entrano, chi arriva dal Nord no".
Soveria Mannelli è un minuscolo centro (neanche 3mila anime) in provincia di Catanzaro, già famoso come «il Comune più informatizzato d’Italia»: almeno apparentemente, l’indicatore di una buona apertura verso il mondo. Con l’avvento del coronavirus, però, anche gli schemi mentali migliori “saltano". È così che il “Bar Cardamone” di Soveria s’è improvvisamente scoperto “razzista”. Durissimo il messaggio: «Ammessi i cani, ma non i settentrionali o chi arriva dal Nord». In effetti, questo slogan si ricava dall’accostamento implacabile di due piccoli cartelli affissi sulla vetrina del locale. Uno mostra un cagnolino scodinzolante, a quanto pare benvenuto, visto che accompagnato dalla scritta «Io posso entrare». Ma sùbito sopra, si nota un’altra vistosa scritta: sopra la grafica stile cartello stradale, recita «No entry nordisti».
Insomma, se non siamo tornati spiritualmente agli anni Settanta, durante i quali purtroppo in tante regioni del Nord dilagavano messaggi come «Non si affitta ai terroni», poco ci manca. E quel “nordisti” non si riferisce evidentemente ai secessionisti Usa, ma è un neologismo che vorrebbe comprendere in un vocabolo solo i settentrionali che al Nord ci vivono e i meridionali che ci risiedono per motivi di studio o di lavoro e che, in queste ore, se si dirigono verso i territori meridionali dove hanno casa e parenti rappresentano uno scomodo, indesiderato “cavallo di ritorno”.
Non è un’ipotesi, ma quanto ammette candidamente lo stesso titolare del bar, Santo Cardamone: «I nostri compaesani stanno rientrando dal Nord e girano liberamente per il Paese: già questa è una follia, perché un territorio come la Calabria non è certo attrezzato, anche in termini di strutture sanitarie, per reggere l’impatto del diffondersi del coronavirus. Ecco che, se gli avventori settentrionali o di ritorno dal Nord non rimangono fuori dal mio bar, saremo costretti a chiudere: dunque, meglio che non entrino affatto», spiega il diretto interessato, esprimendo una preoccupazione che forse affonda le radici nel preesistente allarme sociale per il quasi totale smantellamento dell’ospedale di Soveria Mannelli. I social network, peraltro, sono pieni di commenti spesso critici sulla “trovata” del piccolo imprenditore.
«E come fa a sapere chi è rientrato, conosce tutti?», si chiede Dani Futsal. Ma, evidenzia Giulypasquale Gigliotti, «in un piccolo paese è ovvio che ci conosciamo tutti», aggiungendo che «se non si sono presi provvedimenti, vanno denunciati». E Angela Cardamone precisa che il messaggio non si riferirebbe ai cittadini settentrionali, ma sarebbe rivolto in particolare ai soveritani di ritorno dalle città del Nord malgrado l’emergenza-coronavirus. Sconcertata Antonella Aiello: «No ragazzi… Io sono basita… cosa stiamo diventando… Mio Dio, siamo tornati all’età della pietra». «Siamo messi male», fa eco Barbara Marchio. Fonte: Leggo
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