Proteste Foodtruck a Napoli
Proteste Foodtruck a Napoli

I titolari dei foodtruck che da decenni operano sul Lungomare di Napoli stanno lottando contro un provvedimento del Comune che, da agosto 2024, ha sospeso i permessi e le autorizzazioni per la loro attività, mettendo in difficoltà circa 30 famiglie, per un totale di 150 persone. Le loro storie sono quelle di piccole imprese familiari che, da più di 30 anni, hanno garantito un punto di ristoro popolare ai napoletani e ai turisti, con "camion-bar" o "chioschi-furgone" che offrivano piatti tipici come salsicce, friarielli, mortadella e provola, accanto ai trend gastronomici più recenti come wurstel, hamburger e kebab.

Questi foodtruck hanno sempre operato in piena legalità, con autorizzazioni richieste e tasse regolarmente pagate per l'occupazione di suolo pubblico. Per anni, hanno rappresentato una presenza viva e colorata sul Lungomare, offrendo cibo a prezzi accessibili, e per molti, un'opportunità di sostentamento.

Un "pasticcio burocratico"

Secondo i titolari dei foodtruck, la decisione del Comune di Napoli di non rinnovare le concessioni è frutto di un "pasticcio burocratico" che ha bloccato la possibilità di lavorare. Nonostante le richieste di autorizzazione siano sempre state in regola, l'amministrazione guidata dal sindaco Manfredi ha scelto di non rilasciare i permessi, creando un'ingiustizia che ha colpito duramente le famiglie dei "padroncini".

"Non è giusto", racconta con le lacrime agli occhi Anna, titolare di un chiosco che ha ereditato dalla suocera. "Un'amministrazione dovrebbe creare lavoro, non toglierlo", dice, mentre sua figlia, che porta il nome della nonna, guarda speranzosa le finestre di Palazzo San Giacomo, dove i responsabili sembrano non rispondere alle loro richieste.

Il ricorso al TAR

Contro il provvedimento, i titolari dei foodtruck hanno deciso di rivolgersi al TAR, con un ricorso legale che sarà esaminato a fine gennaio 2025. Tuttavia, la lunga attesa e l'incertezza legale significano che i lavoratori rischiano di rimanere senza reddito per almeno sette mesi. Molti dei titolari sono preoccupati che, nonostante vincano in tribunale, potrebbero non essere in grado di riaprire le loro attività.

Una battaglia per il sostentamento

La protesta dei foodtruck non riguarda solo una questione di giustizia legale, ma anche la sopravvivenza economica delle famiglie coinvolte. Per molti di loro, i chioschi rappresentano una tradizione di famiglia che è stata portata avanti da generazioni. Ora, la burocrazia rischia di spezzare questa tradizione, privando i lavoratori dei mezzi di sostentamento necessari per vivere.

La vicenda dei foodtruck di Napoli mette in luce la difficoltà di conciliare le esigenze di regolamentazione e controllo del suolo pubblico con il sostegno alle piccole imprese che, da sempre, sono il cuore pulsante della vita quotidiana della città.

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