La morte di Antonino Grisanti ha suscitato una forte indignazione nella comunità di Collesano e in tutta la Sicilia. La disperazione della figlia Santina, che ha visto il padre morire tra le sue braccia, è stata condivisa da molti che hanno espresso la loro rabbia per l'inefficienza del sistema di soccorso.

"Ho visto mio padre morire tra le mie braccia. L'ambulanza è arrivata quasi un'ora dopo la chiamata al 112. Nemmeno in Africa si muore così - ha raccontato Santina Grisanti, la figlia di Antonino -.

Erano all'incirca le 11,45 quando mio padre si è accasciato a terra nel suo panificio. Mio zio, che lavorava con lui, ha subito chiamato il 112. Ma ci hanno detto che l'ambulanza di Collesano era già impegnata in un altro servizio e in ogni caso non aveva il medico a bordo.

Abbiamo chiamato il 112 cinque volte e abbiamo anche chiesto, in assenza dell'ambulanza rianimatoria, l'attivazione dell'elisoccorso. Ci hanno risposto che solo il medico dell'ambulanza può richiedere il volo".

La vicenda ha evidenziato le difficoltà che molte zone della Sicilia e dell'Italia affrontano nell'assicurare un servizio di emergenza adeguato. La famiglia di Antonino Grisanti ha deciso di sporgere denuncia contro i ritardi nei soccorsi e di ricostruire l'esatta dinamica della vicenda.

Molti si sono uniti al loro appello, chiedendo un'azione immediata per migliorare il servizio di emergenza e garantire che tragedie come quella della morte di Antonino Grisanti non si ripetano più.

La vicenda ha anche sollevato questioni più ampie sulla qualità dell'assistenza sanitaria nelle zone rurali e remote dell'Italia e sull'importanza di garantire un servizio di emergenza tempestivo ed efficace in tutte le aree del paese.

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