Sudan, l’attacco ad una ambulanza di MSF: uccisa una donna incinta a Darfur
Secondo attacco in un mese contro i veicoli di Medici Senza Frontiere. La situazione nel Darfur settentrionale resta critica.
A El Fasher, nel Darfur settentrionale, un’ambulanza di Medici Senza Frontiere (MSF) è stata attaccata da una persona armata il 10 gennaio, mentre trasportava una donna in travaglio con urgente bisogno di un intervento chirurgico. Il veicolo stava trasferendo la paziente dall'ospedale di MSF nel campo per sfollati di Zamzam al Saudi Hospital, l’unica struttura della zona ancora in grado di garantire interventi chirurgici, nonostante le continue violenze.
L’attacco è avvenuto su un mezzo chiaramente contrassegnato con il logo e la bandiera di MSF. A bordo si trovavano la paziente, due accompagnatrici, gli autisti e il personale medico. Durante l’agguato, una delle donne che accompagnava la paziente è stata gravemente ferita e, nonostante i tentativi di salvarla al Saudi Hospital, è morta poco dopo l’arrivo.
Secondo attacco in meno di un mese
Questo è il secondo attacco contro un’ambulanza di MSF a El Fasher nel giro di poche settimane. Il 27 dicembre, un altro veicolo era stato colpito da proiettili durante il trasferimento di pazienti dalla stessa zona al Saudi Hospital. In quell’occasione, fortunatamente, nessuno era rimasto ferito.
Questi episodi evidenziano il drammatico peggioramento della sicurezza nel Darfur, dove i combattimenti tra le Forze di Supporto Rapido (RSF) e le Forze Armate Sudanesi (SAF), alleate con una coalizione di gruppi armati, sono cresciuti di intensità da maggio 2024.
Un contesto di violenze e necessità umanitarie
MSF opera attualmente un ospedale da campo nel campo per sfollati di Zamzam, che accoglie migliaia di persone costrette a fuggire dai loro villaggi. Tuttavia, la situazione resta critica: il campo è stato ripetutamente bombardato dalle RSF, aggravando le già precarie condizioni di vita della popolazione, che affronta fame, malattie e mancanza di cure mediche adeguate.
L'attacco agli operatori sanitari e ai mezzi di soccorso rappresenta una grave violazione del diritto internazionale umanitario, che dovrebbe garantire la protezione di chi offre assistenza medica in contesti di conflitto.
La risposta di MSF
Medici Senza Frontiere ha condannato con fermezza l’episodio e ha ribadito la necessità di rispettare il personale sanitario e i veicoli di emergenza, fondamentali per salvare vite umane in un contesto così devastato. Nonostante i rischi crescenti, MSF continua a lavorare instancabilmente per offrire assistenza a una popolazione che ha disperato bisogno di cure e sostegno.
L’organizzazione ha inoltre richiesto un intervento internazionale per garantire la sicurezza delle operazioni umanitarie e il rispetto del diritto umanitario, invitando le parti in conflitto a cessare gli attacchi contro civili e operatori sanitari.La tragedia di El Fasher
mette ancora una volta in luce le difficoltà insormontabili che gli operatori umanitari affrontano nelle zone di conflitto. Ogni attacco rappresenta non solo una perdita di vite umane, ma anche un ostacolo nel garantire i diritti fondamentali alle popolazioni più vulnerabili.