I virus informatici
Una campagna di virus informatici investe l'Italia nelle ore in cui sta per essere resa disponibile l'app Immuni. A renderlo noto Agid-Cert, la struttura del governo che si occupa di cybersicurezza. Il virus si chiama FuckUnicorn e diffonde un ransomware (virus che prende in ostaggio i dispositivi e poi chiede un riscatto) con il pretesto di far scaricare un file denominato Immuni. Si diffonde con una mail che invita a cliccare su un sito fasullo che imita quello del Fofi, la Federazione Ordini dei farmacisti italiani.
In questo clima, l’app farà il suo esordio oggi pomeriggio sugli smartphone di milioni di italiani. Anche se alcuni politici di Forza Italia denunciano di essere già sotto «osservazione» della App, scaricata autonomamente dal loro sistema Android, il gong suonerà dopo pranzo nelle quattro regioni che si prestano a sperimentarla nella fase iniziale: Liguria, Marche, Abruzzo e Puglia.
Le parole di Emiliano
È il governatore Michele Emiliano a spiegarne la ratio, quando dice «adesso dobbiamo capire come mettere immediatamente in quarantena eventuali contagiati e i loro contatti stretti. L’app Immuni serve a questo fine. Se qualcuno arriva in Puglia potremmo chiedergli la cortesia, non l’obbligo, di segnalare la propria presenza e di tenere memoria dei contatti».
Insomma a cosa serve questa App? Allo Stato che può fare anche prevenzione, per dirla con Vittorio Colao: «Mi becca prima un problema, fa costare meno la sanità e permette ad un altro di essere curato».
Il funzionamento
E come funziona questa tecnologia? Negli ultimi documenti pubblicati dagli sviluppatori, si spiega che seguirà il modello decentralizzato di Google e Apple: i dati raccolti saranno conservati sui singoli device e non su un server centrale; non traccerà gli spostamenti, ma solo i contatti di prossimità tra smartphone; non sarà obbligatorio scaricarla, né usarla; i dati raccolti potranno essere condivisi solo con l’autorizzazione del possessore dello smartphone; tutti i dati raccolti e condivisi con il server centrale (gestito da Sogei), dovranno essere cancellati entro dicembre 2020. (La Stampa)
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