Dopo la rivelazione dei cinque deputati (e un conduttore televisivo) che avrebbero ricevuto il bonus Covid di 600 euro all’Inps (diventato 1.000) fatta da Giovanna Vitale su La Repubblica, è caccia grossa ai nomi dei cinque campioni di solidarietà.
In un successivo articolo la giornalista ha svelato l’appartenenza politica dei cinque. Tre sarebbero della Lega, uno del Movimento 5 Stelle e uno di Italia Viva. In realtà, oltre ai cinque sarebbero coinvolti ben duemila politici tra assessori regionali, consiglieri regionali e comunali, governatori e sindaci.
Caccia grossa ai nomi
Da quando l’articolo della giornalista è andato in stampa, sono partite telefonate dei parlamentari di ogni schieramento alla ricerca di particolari per poter risalire ai nomi dei loro colleghi. C’è chi si dice sgomento, chi scandalizzato, chi promette un’interrogazione parlamentare al ministero competente.
La stessa giornalista su Twitter si è rivolta al presidente della Camera Roberto Fico per individuare gli “eroi” e chiedere quantomeno di restituire il bonus.
Nel frattempo anche negli ambienti istituzionali c’è un po’ di disagio per la fuga di notizie. Verso ora di pranzo Fico ha rotto il silenzio con una dichiarazione in cui chiedeva ai parlamentari di farsi avanti, restituire i soldi e dimettersi.
Di Maio: "Vergognoso"
Poco dopo con un post su Facebook il ministro degli Esteri Luigi di Maio ha preso le distanze dal comportamento definito «vergognoso» e «inaccettabile», sfidando le cinque persone ad «uscire allo scoperto» per restituire i soldi, chiedere scusa agli italiani e, infine, dimettersi.
Gli fanno eco Pd, Forza Italia e Fratelli d’Italia, uniti nel chiedere la verità e le dimissioni dei colpevoli. Giorgia Meloni che alza il tiro e accusa il governo di incompetenza per non aver previsto alcun tetto di fatturato e di reddito per il bonus.
Va oltre il leader dell’opposizione Matteo Salvini, che chiede le dimissioni di tutti. Dai 5 deputati beneficiari – ai membri del governo che ha predisposto il bonus con i decreti Cura Italia e Rilancio-, all’Inps che lo ha erogato. E «che non ha ancora pagato la cassa integrazione a migliaia di lavoratori».
Non sembra essere dello stesso avviso il deputato leghista Claudio Borghi che, dopo aver chiarito che neppure lui conosce i cinque nomi più ricercati d’Italia, su Twitter dice che la colpa è soltanto del governo che ha predisposto il bonus e «non di certo di chi ha usato la legge per come era scritta».
Come ha ricordato Di Maio, i nomi sono coperti dalla legge sulla privacy. È la struttura antifrode dell’Inps (Direzione centrale Antifrode, Anticorruzione e Trasparenza) ad essersene accorta e ad aver fatto la segnalazione.
Adesso bisognerà aspettare domani la riapertura degli uffici dell’Inps per vedere come risponderanno a chi chiede loro di fare i nomi dei cinque parlamentari e per capire cosa intendono fare visto che i deputati in questione avrebbero diritto a tenersi il bonus Covid. Sempre che non siano loro a cedere alla vergogna. Fonte: Open Online
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