Strage Nuoro, Martina e Giusi erano state testimonial di una campagna anti-violenza
L'autopsia sui corpi delle tre vittime verrà effettuata molto probabilmente sabato mattina
La città di Nuoro è scossa da un tragico evento che ha portato via due vite innocenti, Martina Gleboni, di 24 anni, e sua madre, Giuseppina Masetti, detta Giusi di 43 anni.
Queste due donne, un tempo simboli della lotta contro la violenza di genere, sono state uccise all’alba da Roberto Gleboni, operaio forestale di 52 anni e marito di Giusi.
La loro scomparsa segna un punto doloroso nella battaglia contro la violenza sulle donne, trasformando un messaggio di speranza in una dolorosa realtà.
Un omicidio che lascia senza parole
La terribile notizia ha colpito duramente la comunità locale. Roberto Gleboni ha aperto il fuoco nella loro casa di via Ichnusa, uccidendo prima la moglie e la figlia, per poi tentare di fare altre vittime. Il suo gesto omicida ha avuto un effetto devastante, colpendo anche altri membri della famiglia. Subito dopo la strage, l’uomo si è suicidato nella casa di sua madre, lasciando un vuoto incolmabile e una scia di dolore e confusione. La madre dell’omicida, Maria Esterina Riccardi, è stata ferita ma non è in pericolo di vita.
L’impatto della violenza domestica
Martina e Giusi erano stati recentemente coinvolti in una campagna anti-violenza di ActionAid, dove apparivano in una foto che promuoveva il messaggio "No alla violenza sulle donne". La tragicità della situazione non può essere sottovalutata: due donne che rappresentavano la lotta per i diritti e la sicurezza femminile sono diventate vittime di un dramma familiare. Questo evento tragico sottolinea quanto sia urgente e necessario affrontare il tema della violenza domestica, che continua a mietere vittime innocenti.
La lotta della comunità
La comunità nuorese è in preda allo shock e alla tristezza. La notizia della strage ha diffuso un senso di impotenza tra coloro che conoscevano Giusi e Martina. Molti amici e conoscenti stanno organizzando momenti di commemorazione e riflessione per onorare le loro vite e sensibilizzare sulla violenza di genere. Le autorità locali e le associazioni che si occupano di violenza domestica stanno cercando di fornire supporto alle famiglie colpite e di avviare iniziative di sensibilizzazione.
Condizioni critiche per i feriti
Tra le vittime indirette della follia di Gleboni, ci sono anche i suoi altri due figli: il più piccolo, di soli 10 anni, e un vicino di casa, Paolo Sanna, di 69 anni, entrambi in gravi condizioni all’ospedale San Francesco di Nuoro. Il figlio 14enne è l’unico sopravvissuto della famiglia Gleboni, colpito superficialmente. La ferita alla madre dell’omicida, pur essendo seria, non è fatale e i medici stimano una prognosi di 30 giorni.
La tragedia di Nuoro non è solo un episodio isolato, ma un triste riflesso di una realtà più ampia. La violenza domestica è un problema che tocca ogni comunità e richiede un impegno collettivo per essere affrontato. La memoria di Martina e Giusi deve servire da monito e da incentivo per continuare la lotta contro ogni forma di violenza. È fondamentale unire le forze per prevenire che simili tragedie possano ripetersi e garantire che la giustizia e la sicurezza prevalgano nella vita di tutte le donne.