Ancora dolore per la famgilia di Emanuele Melillo, l'autista di 32 anni morto nel grave incidente del 22 luglio scorso a Capri.
La compagna di Emanuele, Rosaria Ardita, 30enne, che era incinta, ha perso il bambino che aveva in grembo.
La giovane ha iniziato a stare male subito dopo la tragedia: la morte del compagno l’ha sorpresa pochi giorni dopo avere coronato il sogno di andare a vivere insieme con Emanuele.
La famiglia, inoltre, secondo quanto si è appreso, sta ricevendo numerose telefonate di sedicenti benefattori che stanno offrendo assistenza gratuita.
Intanto, dalle 10,30, alla presenza dei consulenti della Procura e della famiglia nominati dalla penalista Giovanna Cacciapuoti e dagli avvocati Luca Marangio e Antonella Giglio, sono iniziati, nella clinica Pineta Grande di Castel Volturno (Caserta) gli ultimi esami sul materiale organico del muscolo cardiaco e dell’encefalo prelevati dalla vittima.
Accertamenti finalizzati a escludere la presenza di patologie occulte. I risultati saranno messi a disposizione degli inquirenti nei prossimi giorni.
Capri, bus precipitato, la testimonianza di un passeggero e gli ultimi momenti di Emanuele: “E’ morto per salvarci”
Continuano le indagini in merito al bus precitato a Capri e alla scomparsa di Emanuele Melillo. Secondo quanto riportato da alcuni passeggeri, il giovane autista, sarebbe morto nel tentativo di salvare i passeggeri che erano a bordo del minibus.
La testimonianza a Capri
A ricostruire gli ultimi istanti di vita dell’autista 33enne, originario del Rione Sanità, è un viaggiatore che si trovava su quel pulmino.
Secondo quanto riporta TeleclubItalia e raccontato da il testimone, si legge sul Mattino, a causare l’incidente sarebbe stato un guasto tecnico (una ruota che slitta e sbanda). Melillo avrebbe fatto di tutto per fermare la marcia del mezzo e salvare la vita sua e di chi viaggiava sul minibus.
Al momento non si esclude la possibilità che il mezzo, precipitato giovedì scorso a Capri, possa essere rimosso con un elicottero speciale. Un’operazione che potrebbe essere resa possibile solo dopo aver fatto spazio rimuovendo le cabine e altre strutture presenti nello stabilimento balneare.
Una volta prelevato, l’autobus verrebbe portato verso l’altra ala portuale, quella del porto turistico. Dopodiché sarà collocato su un mezzo marittimo che lo trasferirà a Napoli nei locali della polizia giudiziaria dove resterà a disposizione di periti e magistrati.
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