Messina Denaro, i suoi fedelissimi tornano liberi: «Pene ridotte e pioggia di scarcerazioni»
Lo ha deciso la corte d'appello di Palermo: ecco tutti nomi
La Corte d'Appello di Palermo ha recentemente ridotto le pene per una serie di esponenti di Cosa Nostra legati al boss trapanese Matteo Messina Denaro. Questa decisione, presa in seguito a una pronuncia della Cassazione, ha determinato la scarcerazione di numerosi capimafia e gregari che, dopo anni di carcere, torneranno liberi a breve. Il motivo principale della riduzione delle pene risiede nel venir meno dell'aggravante del reimpiego economico dei proventi mafiosi, che ha influenzato il giudizio di secondo grado.
Tra i beneficiari degli sconti di pena spiccano nomi di rilievo nell'organizzazione criminale, come Nicola Accardo, boss di Partanna, che ha visto la sua pena ridursi da 15 a 10 anni, e Vincenzo La Cascia, capomafia del clan di Campobello di Mazara, che ha ottenuto una riduzione a 9 anni e 8 mesi. Questi uomini, insieme ad altri, erano stati condannati in primo grado per gravi reati legati alla loro affiliazione mafiosa, ma la decisione della Cassazione ha ribaltato parte delle sentenze.
I nomi dei fedelissimi liberati
Le riduzioni di pena hanno coinvolto diversi uomini legati a Matteo Messina Denaro, molti dei quali al carcere duro. Tra questi, oltre a Nicola Accardo e Vincenzo La Cascia, si trovano anche Calogero Guarino, la cui pena è stata ridotta da 11 a 8 anni, e Giuseppe Tilotta, che è passato da 11 anni e 4 mesi a 8 anni. Anche altri capimafia come Raffaele Urso, condannato inizialmente a 18 anni e 4 mesi, ha visto la sua pena ridursi a 11 anni e 2 mesi, mentre Andrea Valenti, parente del boss Bonafede, ha ottenuto uno sconto che lo porta da 8 anni a 7 anni e 6 mesi.
Tra gli altri liberati spiccano Filippo dell'Aquila, Angelo Greco, Antonino Triolo e Paolo Buongiorno, tutti personaggi di spicco nel panorama mafioso siciliano, le cui pene sono state considerevolmente ridotte.
Un processo complesso e l'intervento della Cassazione
Il processo che ha portato alla rideterminazione delle pene si inserisce in un’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, che aveva coinvolto anche il cognato di Matteo Messina Denaro, Gaspare Como, ritenuto uno dei reggenti del mandamento di Castelvetrano. La sentenza di primo grado, che risale al 2019, aveva inflitto condanne per oltre un secolo di carcere a numerosi imputati, ma la Cassazione ha successivamente ribaltato parte del verdetto.
Il motivo principale di questo ribaltamento è stato l’annullamento dell'aggravante del reimpiego dei proventi mafiosi, un aspetto cruciale che ha comportato una riduzione delle pene per molti dei condannati. Il processo ha inoltre svelato i legami profondi che collegano il clan di Messina Denaro con attività illecite come le scommesse online, il racket e il controllo di settori economici strategici, quali le energie rinnovabili e la grande distribuzione alimentare.
Il ritorno in libertà e le preoccupazioni
Con la riduzione delle pene e la conseguente scarcerazione di molti fedelissimi di Messina Denaro, emergono nuove preoccupazioni per la sicurezza e la possibilità di una riorganizzazione della rete mafiosa. Gli uomini che torneranno liberi nelle prossime ore sono figure chiave del clan, e il timore è che possano riprendere il controllo delle attività illecite nella zona di Trapani e nelle aree limitrofe.
Queste scarcerazioni avvengono in un contesto delicato per la lotta alla mafia, soprattutto dopo l'arresto dello stesso Matteo Messina Denaro, latitante per oltre 30 anni e considerato uno dei boss più potenti di Cosa Nostra. L’indagine aveva svelato come Messina Denaro, durante la sua latitanza, continuasse a mantenere il controllo della sua organizzazione tramite “pizzini”, confermando il suo ruolo di guida indiscussa anche negli ultimi anni.
Un sistema sotto pressione
La riduzione delle pene e le scarcerazioni eccellenti sono destinate a far discutere a lungo. Da un lato, ci si interroga sul funzionamento del sistema giudiziario italiano, dall’altro, si teme che queste decisioni possano rafforzare nuovamente la criminalità organizzata in Sicilia. Tuttavia, la Procura e le forze dell'ordine sono consapevoli delle sfide future e continueranno a monitorare attentamente i movimenti dei capimafia liberati per prevenire un possibile ritorno al potere di figure storiche del clan Messina Denaro.