Giulia Galiotto: il suo assassino è libero e la famiglia deve pagare il risarcimento
Il dolore della madre Giovanna Ferrari: «Marco Manzini si è fatto passare per nullatenente e si è licenziato dopo la scarcerazione»
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Giulia Galiotto fu brutalmente uccisa dall’ex marito, Marco Manzini, l’11 febbraio 2009. L’uomo la colpì violentemente alla testa e occultò il corpo nel greto di un fiume sulle colline modenesi, vicino Sassuolo. Dopo 15 anni di carcere, Manzini è tornato libero, ma deve ancora versare ai familiari della vittima un risarcimento di 1 milione e 200 mila euro.
Tuttavia, la madre di Giulia, Giovanna Ferrari, denuncia oggi un’assurda beffa legale: la famiglia non solo non ha mai ricevuto il risarcimento, ma ha ricevuto tre cartelle esattoriali per un totale di 6.112 euro. La richiesta dell’Agenzia delle Entrate si basa sulla somma che teoricamente avrebbero dovuto ricevere, ma che in realtà non hanno mai ottenuto.
La vicenda delle cartelle esattoriali
La signora Ferrari spiega che, dopo aver ricevuto la prima cartella, ha presentato ricorso all’Agenzia delle Entrate. Poco dopo, la stessa richiesta di pagamento è arrivata anche al marito e alla figlia Elena, sorella di Giulia.
«Non solo non abbiamo mai ricevuto il risarcimento, ma dobbiamo anche pagare le tasse su quei soldi inesistenti», spiega Ferrari.
Il motivo di questa assurdità sta nel calcolo dell’Agenzia delle Entrate, che considera l’intero importo precettato e non quello effettivamente percepito.
L’escamotage dell’assassino e l’uscita dal carcere
Manzini, dichiarandosi nullatenente, ha evitato di versare quanto dovuto. Prima ancora del processo, ha venduto un immobile alla sorella, ottenendo uno sconto di pena in fase di condanna.
Dopo 13 anni di detenzione, nel 2022, è uscito in regime di semilibertà e ha trovato un lavoro a tempo indeterminato. Per il risarcimento, propose alla famiglia di Giulia 50 euro al mese, un'offerta considerata offensiva. Alla fine, la famiglia ottenne la detrazione forzata di un quinto dello stipendio (circa 250 euro al mese).
Ma nel luglio 2024, appena terminata la pena, Manzini si è licenziato, rendendosi nuovamente privo di reddito.
«Suo padre ha detto a un’amica di nostra figlia che ora Marco è finalmente libero e può stare in ferie», racconta con amarezza la madre di Giulia.
Un’ingiustizia che grida vendetta
La storia di Giulia Galiotto e della sua famiglia è l’ennesima dimostrazione di un sistema che spesso tutela più gli assassini che le vittime. Mentre Manzini è libero, i familiari di Giulia devono lottare non solo con il dolore, ma anche con un’ingiusta richiesta fiscale.
«Spero che lo Stato intervenga per evitare che altre famiglie subiscano la stessa umiliazione», conclude la madre.