Lite tra Trump e Zelensky: Vance ridicolizza il leader ucraino per l’abbigliamento
Le tensioni tra USA e Ucraina si acuiscono durante l’incontro alla Casa Bianca

Durante l’attesa visita del presidente Volodymyr Zelensky alla Casa Bianca, il clima si è rivelato teso, non solo per le divergenze politiche con Donald Trump, ma anche per un episodio surreale che ha visto protagonista il vicepresidente J.D. Vance. Nel corso dell’incontro, il conduttore Brian Glenn, noto per la sua vicinanza agli ambienti trumpiani, ha rivolto al leader ucraino una domanda provocatoria: «Perché non indossi un completo? Possiedi un abito?».
Vance e alcuni presenti nella stanza hanno reagito con risate sprezzanti, in un momento che avrebbe dovuto concentrarsi su questioni cruciali come il futuro dell’Ucraina e i delicati equilibri della geopolitica internazionale. La risposta di Zelensky, con la sua consueta compostezza, è stata chiara: «Indosserò un abito quando questa guerra sarà finita. Forse qualcosa come il tuo. Forse migliore».
Un attacco che ignora il simbolismo dell'abbigliamento di Zelensky
Il leader ucraino, fin dall’inizio dell’invasione russa, ha scelto di indossare abiti militari come segno di solidarietà con il suo popolo in guerra. Le sue felpe e magliette con il tridente ucraino sono diventate un simbolo della resistenza, portate anche durante incontri con capi di Stato e persino di fronte a Re Carlo III a Buckingham Palace.
Ma nel corso della sua visita a Washington, le discussioni non si sono concentrate sulle condizioni di pace o sugli aiuti internazionali, bensì su dettagli superflui come l’abbigliamento. Marjorie Taylor Greene, deputata repubblicana e compagna di Brian Glenn, ha ulteriormente attaccato Zelensky, affermando sui social che il leader ucraino non era in grado di «indossare un abito elegante mentre chiedeva soldi agli USA».
Il contesto: le tensioni tra Trump e Zelensky
Zelensky si è recato alla Casa Bianca nella speranza di trovare un punto di incontro con Trump, che lo ha accusato di essere un dittatore e lo ha costretto a un atteggiamento di sudditanza per poter ricevere aiuti militari. Il presidente americano continua inoltre a rifiutarsi di condannare Vladimir Putin come aggressore, ribaltando la narrativa sulla guerra e imponendo condizioni umilianti per il sostegno all’Ucraina.
Anche il New York Post, testata storicamente vicina a Trump, ha criticato la posizione dell’ex presidente, affermando che le sue richieste a Kiev erano «paragonabili alle imposizioni su nazioni sconfitte in guerra».
Un episodio che riflette la politica estera degli USA
Questo episodio non è solo un momento di imbarazzo diplomatico, ma riflette le profonde divisioni negli Stati Uniti rispetto alla questione ucraina. Con le elezioni alle porte e l’incertezza sul futuro degli aiuti a Kiev, il sostegno all’Ucraina sembra sempre più compromesso. L’incontro tra Trump e Zelensky, invece di rappresentare un passo avanti verso la pace, si è trasformato in un’umiliazione pubblica, con la leadership americana più interessata a deridere un alleato piuttosto che ad affrontare una crisi globale.