LATINA. Era diventato papà da pochissimo tempo l'uomo che è stato ucciso durante la festa con i suoi connazionali nelle campagne di Borgo Montello. Il bambino e la mamma sono in India, lui invece 29 anni, è stato ucciso nella casa che condivideva con altri indiani dove si svolgeva la serata.

Il giovane morto a Latina

Si chiamava Singh Jaseer, 29 anni, bracciante agricolo. Alla feste partecipavano una settantina di persone in tutto. La festa era aperta anche ad alcuni italiani e nordafricani che condividono con la comunità indiana il lavoro nei campi. Dalle 7 alle 10 cibo, bevande e balli, quindi il taglio della torta e i primi invitati che hanno deciso di andare via. Mezz'ora dopo l'arrivo in via Monfalcone di una spedizione punitiva. «Sono arrivate sei-sette auto, sono scesi altri indiani - racconta un testimone - hanno sparato in aria, erano armati di spranghe e bastoni, sono fuggito per i campi».

Il 29enne non è riuscito a mettersi in salvo

Ad avere la peggio proprio Singh Jaseer, colpito alla testa ripetutamente. E' morto sul terrazzo della casa che da un paio d'anni aveva preso in affitto con altri. Viveva e lavorava in Italia da anni, ma nel podere Paciocchi si era stabilito da poco. Lui e altri, ogni giorno, partivano in bicicletta per raggiungere il luogo di lavoro. Un primo intervento della squadra volante della Questura di Latina, quindi le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Latina, affidate alla mobile, diretta dal vice questore Giuseppe Pontecorvo. Due bastoni, ritrovati sul luogo del delitto, sono stati sequestrati ma i testimoni parlano di una spedizione armata nella quale praticamente tutti avevano un oggetto contundente. Sono stati repertati anche tre bossoli, calibro 9x21, ma l'arma non è stata ritrovata.

Perché questa spedizione?

Non sarebbe la prima in realtà. Un paio d'anni fa il titolare di un'attività nella zona dove si è verificata la spedizione - nelle campagne di Latina - era stato picchiato di fronte a moglie e figli e invitato a lasciare tutto da altri indiani che avevano aperto un negozio poco distante. Una faida tra gruppi diversi, questa l'ipotesi seguita dagli investigatori, legata al commercio o al mercato del lavoro nero. I caporali, in Agro Pontino, continuano a essere un punto di riferimento per chi cerca un'occupazione e magari non ha le carte in regola per stare in Italia. Singh Jaseer, invece, qui era ormai integrato e sognava di portarci presto moglie e figlio. Quel bambino che non conoscerà mai il padre. Fonte: Il Messaggero Seguici sul nostro canale Youtube 41esimoparallelo  Segui il nostro canale Google News 41esimoparallelo Attiva le notifiche su 41esimoparallelo.it
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