Strage Sumy, Trump accusa Biden e Zelensky: "Hanno permesso questa farsa"
Dopo l’attacco russo a Sumy, l’ex presidente degli Stati Uniti punta il dito contro Kiev e Washington. Dura replica di Zelensky. Reazioni anche da Europa e Italia

Donald Trump torna al centro della scena internazionale con nuove e controverse dichiarazioni sul conflitto tra Russia e Ucraina. In un’intervista rilasciata mentre era accanto al presidente salvadoregno Nayib Bukele, l'ex presidente degli Stati Uniti ha attribuito la responsabilità dell'inizio della guerra al presidente americano Joe Biden e al leader ucraino Volodymyr Zelensky. “Mai iniziare una guerra con qualcuno che è venti volte più grande”, ha affermato Trump, sottolineando come a suo dire la guerra sarebbe potuta essere evitata.
Trump ha poi corretto parzialmente il tiro, dichiarando che “la colpa è di tutti”, includendo anche Vladimir Putin tra i responsabili del conflitto. Tuttavia, ha tenuto a precisare di essere estraneo alla guerra: “Putin e tutti gli altri rispettavano il vostro presidente. Questa è la guerra di Biden, non mia”.
L'attacco a Sumy e la replica ucraina
Le parole di Trump arrivano all’indomani dell’attacco russo alla città ucraina di Sumy, che ha causato 34 morti, tra cui diversi bambini. Trump ha definito l’attacco “una cosa terribile” e ha sostenuto che “gli è stato detto che si è trattato di un errore”, scatenando l’indignazione della leadership ucraina.
Zelensky, intervistato dalla CBS, ha lanciato un allarme: “Se Putin non viene fermato, la situazione potrebbe degenerare in una guerra mondiale”. Ha poi invitato Trump a recarsi a Sumy per constatare di persona la devastazione causata dagli attacchi russi.
Il Cremlino e la disinformazione russa
Mentre Trump parlava di “errore”, il Cremlino ha rivendicato l’attacco, affermando che a Sumy era in corso una riunione di ufficiali ucraini e che sarebbero stati uccisi 60 militari. Una versione smentita categoricamente da Zelensky, che su Telegram ha scritto: “Tutti i siti colpiti erano civili: condomini, negozi, un’area di servizio”.
Le reazioni internazionali e italiane
Le parole di Trump hanno suscitato reazioni anche in Italia. Il leader di Azione, Carlo Calenda, ha affermato: “Trump si è schierato con Putin contro l’Ucraina. È evidente. L’Europa deve costruire una propria difesa coordinata: non possiamo più contare sugli Stati Uniti per la nostra protezione”.
Anche la senatrice del Partito Democratico, Tatjana Rojc, ha commentato: “Meloni spieghi a Trump che la guerra l’ha iniziata Putin. Gli Usa devono essere un partner credibile, non una nazione che ci trascina nel caos”.
La posizione dell’Europa e il monito della Lituania
Dalla Lituania arriva un messaggio chiaro: l’Europa ha bisogno degli Stati Uniti, ma deve accelerare sull’autonomia difensiva. La ministra della Difesa, Dovile Sakaliene, ha dichiarato: “L’Europa è stata troppo lenta e accondiscendente. Ora dobbiamo espandere l’industria della difesa e aumentare i budget. Solo i fatti concreti possono mandare un messaggio chiaro a Mosca”.
Segre: “Ripugnanza per chi non si siede a un tavolo di pace”
In un discorso toccante, la senatrice a vita Liliana Segre ha espresso la sua frustrazione per il clima di guerra globale. “Soffro per tutti i bambini del mondo costretti a diventare soldati. Provo una ripugnanza assoluta per chi invece di sedersi a un tavolo di pace manda uomini a combattere guerre che non gli appartengono”.
La difesa come deterrente: il punto di vista di Crosetto
Il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, ha spiegato come l’unico modo per prevenire un conflitto sia dotarsi di una difesa forte. “Se l’Ucraina avesse fatto paura alla Russia, quest’ultima non l’avrebbe invasa”, ha detto, sottolineando che “la difesa serve a proteggere i figli, non è un concetto di riarmo ma di salvaguardia del futuro”.
Crosetto ha poi criticato l’ingenuità di Trump: “Mosca sta giocando con la sua buona fede. Pensava di arrivare a una tregua veloce, ma la Russia continua a bombardare senza sosta”.
L’appello alla pace e il simbolo dell’ulivo a Bari
Nel frattempo, a Bari è stato piantato un ulivo in memoria delle missioni di pace a Kiev, Mosca e in Terra Santa, promosso dall’associazione “L’Isola che non c’è”. Durante la cerimonia, l’ex arcivescovo Filippo Santoro, il cantante Al Bano Carrisi e il giornalista Franco Giuliano hanno raccontato l’esperienza vissuta nei luoghi colpiti dalla guerra, sottolineando il valore universale della pace.