Chiara Petrolini Bruzzone
Chiara Petrolini e la criminologa Bruzzone

Chiara Petrolini, la 21enne di Traversetolo accusata di aver ucciso e seppellito due neonati, continua a scuotere l'opinione pubblica e chi la conosceva. 

Gli amici, i datori di lavoro e il fidanzato si trovano oggi a fare i conti con una realtà che sembra distante dall'immagine della ragazza che avevano in mente. 

Chiara veniva descritta come una persona "perfetta": brillante a scuola, apprezzata dai colleghi e amata dagli amici. Ma dietro questa facciata impeccabile si celava una realtà ben diversa.

La diagnosi di disturbo narcisistico

A far luce sulla complessa personalità di Chiara Petrolini è la criminologa Roberta Bruzzone, che ha analizzato il suo comportamento e la sua psicologia. Bruzzone spiega che Chiara non è "matta", ma piuttosto affetta da un disturbo della personalità narcisistica, una condizione che la portava a vivere una doppia vita. Secondo la criminologa, Chiara aveva un'elevata capacità di "funzionare" socialmente, riuscendo a mantenere una facciata di perfezione anche mentre nascondeva due gravidanze segrete, culminate in tragici eventi.

Bruzzone afferma che il narcisismo di Chiara si manifestava attraverso un rigido controllo della sua immagine pubblica. "Tutto doveva sembrare perfetto", afferma la criminologa. Chiara Petrolini viveva in un mondo dove ogni aspetto della sua vita doveva aderire a un ideale di perfezione. Per lei, una gravidanza a 21 anni non rientrava in questo schema, ed è proprio da questa ossessione per l'apparenza che sono nate le condotte criminali che hanno portato alla morte dei suoi due figli.

La doppia vita di Chiara Petrolini

La criminologa spiega che Chiara Petrolini aveva costruito intorno a sé un'immagine di ragazza "perfetta": sempre in controllo, brillante nei suoi studi e nel lavoro, e circondata da amici che la stimavano. Tuttavia, dietro questa facciata, la ragazza nascondeva un mondo interiore complesso e problematico. Le gravidanze non desiderate rappresentavano una minaccia a questa immagine, spingendola a nasconderle e, infine, a compiere atti estremi.

Chiara non ha mai mostrato segni di cedimento tra le due gravidanze, un elemento che conferma la sua capacità di mantenere l'apparenza di normalità nonostante i fatti che stavano accadendo nella sua vita. "Chiara era perfettamente integrata nella società", afferma Bruzzone, il che rende ancora più difficile comprendere il divario tra la sua immagine pubblica e le sue azioni private.

Una personalità ad alto funzionamento

La criminologa sottolinea che Chiara Petrolini rappresenta un caso di personalità narcisistica ad "alto funzionamento". Questo significa che, nonostante le sue problematiche psicologiche, riusciva a vivere e operare nella società senza mostrare segni evidenti di disfunzione. Al contrario, le persone intorno a lei vedevano solo la parte di Chiara che lei desiderava mostrare: una giovane donna ambiziosa, brillante e apparentemente felice.

Tuttavia, questo alto funzionamento sociale nascondeva profondi problemi psicologici, che si sono manifestati nelle sue condotte criminali. "Non è matta", conclude Bruzzone, ma viveva in una realtà distorta in cui ogni aspetto della sua vita doveva apparire impeccabile, anche a costo di nascondere verità terribili.

Il caso di Chiara Petrolini continua a sollevare domande su come sia possibile che una giovane così apparentemente normale possa arrivare a commettere crimini tanto efferati. Il disturbo narcisistico di personalità e la sua ossessione per la perfezione sembrano essere al centro delle dinamiche che hanno portato agli omicidi dei suoi due figli. Come spiega la criminologa Roberta Bruzzone, Chiara non era affetta da una malattia mentale che le impedisse di comprendere la gravità delle sue azioni, ma era intrappolata in un bisogno ossessivo di apparire perfetta agli occhi degli altri.

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