Un giorno arrivano quelli della Bill Gates Foundation, la fondazione privata più grande al mondo con 50 miliardi di patrimonio, e gli dicono: «Complimenti, la sua tecnologia è davvero unica, proprio quello che ci serve: le dispiace se le finanziamo uno sviluppo più adeguato alle nostre esigenze?». Ci mancherebbe. E da Seattle gli bonificano oltre un milione di dollari in banca. Siccome non è successo a un giovane nerd della Silicon Valley che con la sua startup sta sviluppando una rivoluzionaria app ma a un ex operaio brianzolo di 72 anni che ha progettato una speciale pompa idraulica, ci siamo incuriositi e siamo andati a trovarlo.
Esattamente a Cavenago di Brianza
Dove in mezzo a decine di sue simili si mimetizza la “fabbrichetta” con 4 dipendenti di Vincenzo Di Leo. Diciamo subito che non c’è ancora il lieto fine. Bill Gates non è Babbo Natale e vuole vedere i risultati. Insomma è una storia in divenire, con un po’ di tira e molla e con orizzonte l’Africa. Ma come ci si arriva qui, due passi da Monza, nel cuore di Agoland (Cavenago è tra Burago, Ornago, Cambiago e Busnago)? Sfogliando le migliaia di pagine dell’ultimo rendiconto (e bilancio 2019) della “Bill & Melinda Gates Foundation”, controllata dal fondatore della Microsoft, dalla moglie e da Warren Buffet, un altro nella top ten dei più ricchi al mondo. Qualche riga è dedicata anche alla “Idee & Prodotti srl” che “ricerca, sviluppa, produce e commercializza - dice il sito dell’azienda - tecnologie integrate per il trattamento dei reflui”; mezzo milione di fatturato nel 2016 circa un milione oggi. E’ l’unica azienda tradizionale italiana in tanti anni di erogazioni liberali dei coniugi Gates che in Italia hanno dato contributi a due Università, un paio di Fondazioni e all’Istituto Superiore di Sanità.
L’emissario della fondazione
400mila dollari nel 2019 che vanno ad aggiungersi ai 640mila del 2016 alla “Idee & Prodotti” per “sviluppare, testare e convalidare una pompa in grado di gestire efficacemente la spazzatura per lo svuotamento delle latrine nei paesi in via di sviluppo”. Il tutto inquadrato nel programma “Global Growth and Opportunity” della Fondazione. La scintilla scocca all’Ifat 2016 di Monaco di Baviera, una fiera internazionale di tecnologie ambientali. Un emissario della Gates Foundation passa davanti allo stand della società brianzola e osserva la pompa Tarua esposta. Vincenzo Di Leo gli spiega come funziona: la caratteristica innovativa è la tolleranza, cioè la capacità di far passare detriti insieme ai liquidi. In pratica tutto quello che passa dal tubo di aspirazione passa anche dal corpo pompa senza bloccarla; non sono dunque necessari nè trituratori nè griglie. Consuma poco e la manutenzione è facile.
L’ingegnere della Fondazione
Sa quanto siano diffuse e veicolo di malattie le latrine da campo di certi Paesi in via di sviluppo, spesso pozze d’acqua e liquami dove ci finisce di tutto. Quella pompa può essere la soluzione. Ma ha un problema: pesa 300 kg. La scommessa da un milione di dollari con Di Leo è questa: ridurla a 70 kg, semplificandone al massimo l’uso, per poter essere trasportata a braccia da due donne. Non è raro infatti che debba raggiungere luoghi inaccessibili ai mezzi di trasporto. «Passare da 300 a 70 kg - racconta Di Leo - non era l’unico problema. Adesso siamo in dirittura d’arrivo ma abbiamo dovuto ripensare tutto e in un primo momento sembrava impossibile: mi sono seduto davanti a quella macchina per sei mesi per capire come ridurre tutto quel peso. Al mondo non esiste un prodotto simile. Ha un passaggio totale, una tolleranza che nessun’altra pompa ha. L’unico sistema simile sono gli autospurgo, ma l’ autospurgo deve fermarsi e svuotarsi, noi invece lo facciamo con un sistema in continuo, impiegando un quinto dell’energia e arrivando ovunque».
Il prototipo c’è.
Ma alla Fondazione, che con i suoi uomini ha sempre mantenuto un controllo sullo sviluppo della pompa, non basta. Tra la “dirittura d’arrivo” e l’arrivo vero e proprio ci manca ancora una messa a punto che richiederebbe ulteriori investimenti. Cavenago chiama, Seattle per ora nicchia e l’Africa attende.(Corriere)
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