Alessandro Piumatti: dall’Italia ad Amsterdam per lavorare con la canapa
Il 44enne italiano racconta la sua esperienza nei Paesi Bassi: «In Italia è ancora un tabù, ma i benefici sono scientificamente provati».
Dagli studi da geometra al lavoro come operatore socio-sanitario a Torino, fino al grande cambiamento di vita: Alessandro Piumatti, oggi 44enne, ha scelto di trasferirsi ad Amsterdam per seguire la sua passione e lavorare in un settore ancora fortemente ostacolato in Italia. Oggi è responsabile del mercato italiano e tedesco per la Green House Seed Company, una delle più prestigiose banche di semi di canapa al mondo, fondata da Arjan Roskam.
Un lavoro che Alessandro non avrebbe mai potuto svolgere in Italia, dove la coltivazione della canapa è ancora illegale. «Queste restrizioni non danneggiano solo le imprese, ma anche i cittadini. Non dev’essere una battaglia ideologica: la scienza dimostra i benefici di questa pianta. Finché questo non verrà riconosciuto, chi come me lavora con la canapa dovrà fuggire dall’Italia», ha dichiarato al Fatto Quotidiano.
Il racconto di Alessandro: la scoperta della canapa e il trasferimento ad Amsterdam
Alessandro racconta come la canapa abbia cambiato la sua vita: «L’ho scoperta a 21 anni: mi ha aiutato a uscire dalla depressione e a combattere l’ansia. Mi ha permesso di lavorare psicologicamente su me stesso. È una pianta dal potenziale enorme, e ogni varietà ha effetti e benefici diversi».
Oggi lavora in un ambiente internazionale, circondato da una comunità di espatriati che hanno trovato nei Paesi Bassi una possibilità che in Italia viene negata. «Ho avuto il privilegio di lavorare a fianco di Arjan Roskam e di vedere nascere intorno a lui una vera e propria comunità di italiani che lavorano nei coffee shop, nelle aziende e nelle banche di semi».
Secondo Alessandro, la regolamentazione olandese non solo permette uno sviluppo economico del settore, ma garantisce anche un approccio più maturo e meno ideologico nei confronti della canapa.
Il contesto italiano: un'opportunità sprecata
Negli ultimi anni, l’Italia aveva aperto uno spiraglio con il mercato della cannabis light, rendendo il settore più promettente e accessibile. Tuttavia, secondo Alessandro, le nuove restrizioni rischiano di annullare tutti i progressi fatti.
«Negli ultimi otto anni il mercato della cannabis light aveva reso il paese promettente e il lavoro in Italia molto più facile. Ma quell’emendamento ideologico e anti-scientifico rischia di annullare tutto».
Alessandro sottolinea come le scelte politiche abbiano un impatto diretto non solo sulle aziende, ma anche su chi cerca nella canapa una risposta terapeutica a problemi di ansia, depressione o dolore cronico.
Amsterdam: una comunità di espatriati in crescita
In Olanda, Alessandro ha trovato non solo un ambiente lavorativo stimolante, ma anche una comunità di italiani che hanno fatto la stessa scelta. Molti lavorano nei coffee shop, altri nelle banche di semi o nel settore della ricerca sulla canapa terapeutica.
«Si è creato un bel gruppo, con tanti ragazzi che lavorano nei coffee shop, nelle aziende e nelle banche di semi. Qui si sta meglio sia dal punto di vista dei salari, sia dal punto di vista della regolamentazione».
Nostalgia di casa, ma nessuna intenzione di tornare
Nonostante la soddisfazione professionale, Alessandro non nasconde una certa nostalgia per l’Italia: «Mi mancano le mie zone, il mare e le montagne. A volte penso di tornare».
Tuttavia, le attuali condizioni italiane rendono quasi impossibile un ritorno: «Finché la situazione rimarrà questa, non tornerò. Non si può lavorare con un settore regolamentato male, ostacolato da pregiudizi e ideologie».
Un appello alla politica: la scienza deve guidare le scelte
Alessandro conclude il suo racconto con un appello chiaro: il settore della canapa deve essere regolamentato sulla base della scienza, non dell’ideologia.
«Non deve essere una battaglia politica. La scienza dimostra chiaramente i benefici della canapa. È ora che anche in Italia ci sia una regolamentazione chiara, trasparente e moderna».