Fabbrica di botti esplosa a Ercolano, le accuse di Punzo
Il primo arrestato per la strage nella fabbrica di fuochi d'artificio abusiva, accusa Vincenzo D’Angelo e Lucia Barile: “Io usato come pedina”

Era il 18 novembre quando una violenta esplosione sconvolse Ercolano: una fabbrica abusiva di fuochi d’artificio esplose nel primo pomeriggio, uccidendo tre giovani vite — le gemelle Sara e Aurora Esposito e Samuel Tafciu. Una tragedia che ha scosso l’intera comunità e aperto un’inchiesta che continua a svelare scenari sempre più inquietanti.
Punzo accusa: “Mi hanno plagiato, avevo paura di D’Angelo”
Pasquale Punzo, il primo ad essere arrestato dopo l’esplosione, ha iniziato a collaborare con gli inquirenti, fornendo una ricostruzione in cui si definisce una vittima di manipolazione. Durante un interrogatorio avvenuto il 13 dicembre nel carcere di Poggioreale, Punzo ha dichiarato: “Io prendevo 60 euro a settimana per fare avanti e indietro da Nola. Se Vincenzo mi chiamava, io lo seguivo. Avevo bisogno di soldi e avevo paura”.
Secondo la sua versione, sarebbe stato Vincenzo D’Angelo, 31 anni, a gestire l’intera operazione: dal reperimento del materiale alla costruzione dei botti. “Era lui il capo, era autoritario e mi ha manipolato. È stato lui a coinvolgere Lucia Barile e le sue figlie, proponendo loro di confezionare i fuochi nella casa di Marigliano”, ha aggiunto Punzo.
La casa trasformata in fabbrica: “Ho speso 6mila euro per sistemarla”
Punzo racconta anche di essere stato costretto a mettere a disposizione l’abitazione della compagna a Ponticelli, spendendo tra i 5 e i 6mila euro per renderla agibile. Poi, lo stesso D’Angelo avrebbe deciso di trasferire la produzione in via Patacca, in una casa formalmente intestata alla figlia di Punzo. “Lì hanno messo su la fabbrica di botti. Io ero solo un burattino”.
Arrestati D’Angelo e Boccia: omicidio volontario e traffico illegale
Grazie anche alle dichiarazioni di Punzo, il 4 aprile sono scattati due nuovi arresti. D’Angelo è finito in carcere con l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale, fabbricazione di esplosivi non convenzionali e sfruttamento di manodopera senza tutele. Ai domiciliari Raffaele Boccia, 64 anni, che avrebbe venduto materiali esplosivi senza registrazioni ufficiali.
Un intreccio di responsabilità e silenzi
Le accuse di Punzo gettano nuova luce su un sistema sommerso fatto di illegalità, precarietà e sfruttamento. Resta il dolore per tre giovani vite spezzate e una verità ancora tutta da scrivere. Gli inquirenti proseguono le indagini per accertare ogni responsabilità.