Neonato morto dopo 30 ore di travaglio in casa: le ostetriche a processo
I genitori del piccolo Alessandro si oppongono all’archiviazione: «Vogliamo la verità»

Un dramma profondo ha colpito una famiglia nel riminese: un neonato, che i genitori avevano deciso di chiamare Alessandro, è nato senza vita dopo un travaglio di 30 ore in casa. Ora, per le due ostetriche che avevano assistito la madre durante il parto, si apre l’ipotesi di un processo con l’accusa di omicidio colposo.
La tragedia e l’indagine
Il parto in casa, scelto dai genitori Federica e Marco per accogliere il loro primogenito, si è trasformato in una tragedia. Per oltre 27 ore la madre ha affrontato il travaglio sotto la supervisione delle due ostetriche, una di Faenza e l’altra di Rimini, entrambe molto seguite sui social per il loro approccio alla nascita naturale.
Con l’insorgere di complicazioni, la madre è stata trasferita d’urgenza all’ospedale di Rimini, dove i medici non hanno potuto fare nulla per salvare il piccolo Alessandro. La morte del neonato ha portato a un’indagine approfondita, con perizie medico-legali che inizialmente avevano escluso un nesso diretto tra l’operato delle ostetriche e il tragico esito. Tuttavia, il Giudice per le indagini preliminari (Gip) di Rimini, Vinicio Cantarini, ha respinto la richiesta di archiviazione della Procura, ordinando una formulazione coatta dell’imputazione.
La posizione dei genitori: “Vogliamo la verità”
Federica e Marco, distrutti dalla perdita del loro primo figlio, hanno deciso di opporsi fermamente alla richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura. «Siamo alla ricerca della verità. Glielo dobbiamo», hanno dichiarato, ribadendo il loro desiderio di chiarezza su quanto accaduto durante il lungo travaglio.
La coppia, assistita dai propri legali, ritiene che vi siano elementi che giustifichino un approfondimento giudiziario per valutare le responsabilità delle ostetriche. La loro battaglia legale ha portato all’ordinanza del Gip, che ora obbliga il Pubblico Ministero a formulare l’imputazione entro dieci giorni, avviando così il procedimento giudiziario.
Le ostetriche sotto accusa
Le due ostetriche coinvolte, molto conosciute per la loro presenza sui social media e il loro approccio innovativo e rispettoso del parto in casa, si trovano ora al centro di un’inchiesta giudiziaria che potrebbe sfociare in un processo.
Secondo il Gip, vi sarebbero elementi che rendono necessario valutare più approfonditamente se il loro comportamento possa essere collegato al decesso del neonato. Sebbene le perizie iniziali avessero escluso una relazione diretta, l’ordinanza evidenzia la possibilità di una responsabilità indiretta nel non aver gestito adeguatamente il lungo travaglio o nel ritardare il trasferimento in ospedale.
Un caso che divide l’opinione pubblica
Il caso ha suscitato un acceso dibattito sull’assistenza ai parti in casa, una pratica sempre più scelta da molte famiglie ma che richiede una gestione rigorosa delle emergenze.
La comunità locale e il mondo sanitario seguono con attenzione l’evoluzione della vicenda, che mette in luce la complessità del rapporto tra scelte personali, responsabilità professionale e sicurezza medica.
Federica e Marco, nel loro dolore, sperano che il processo possa portare giustizia per il piccolo Alessandro e risposte che possano evitare tragedie simili in futuro.