mano di un papà con un bambino

La Legge di Bilancio 2024 prevede un significativo aumento dell’indennità per il congedo parentale, portandola dal 30% all’80% per il terzo mese. L'INPS propone inoltre di riservare questo terzo mese esclusivamente ai padri, incentivando una condivisione delle responsabilità familiari e contribuendo a ridurre il divario occupazionale di genere. Ecco un approfondimento su come questa misura potrebbe influire su famiglie e aziende.

Aumento dell’indennità: una spinta per il congedo parentale

Nella Legge di Bilancio 2024, l’indennità del congedo parentale viene aumentata al 80% dello stipendio per il terzo mese. Questa modifica intende incentivare entrambi i genitori a usufruire del congedo, riducendo l’impatto negativo che la nascita di un figlio ha sull’occupazione femminile, noto come child penalty. Secondo il presidente dell’INPS, Gabriele Fava, la misura potrebbe incrementare l’occupazione, soprattutto se riservata ai padri.

Congedo parentale riservato ai padri: la proposta dell’INPS

L’INPS propone di riservare il terzo mese di congedo ai padri, favorendo il rientro delle madri nel mercato del lavoro e riducendo il divario occupazionale di circa 17 punti percentuali tra uomini e donne. Questo limite è pensato per prevenire un allontanamento prolungato delle donne dal lavoro, un fattore che spesso ostacola il loro avanzamento di carriera.

Perché riservare il terzo mese di congedo ai padri?

Gianfranco Santoro, direttore degli Studi e Ricerche dell’INPS, evidenzia come la riserva di congedo per i padri possa riequilibrare le responsabilità genitoriali, promuovendo una maggiore equità lavorativa. “Le aziende tendono a preferire dipendenti costantemente presenti per ruoli di responsabilità,” ha dichiarato Santoro, sottolineando che tale misura potrebbe migliorare le opportunità di carriera delle donne.

Un risparmio per lo Stato

La proposta dell’INPS potrebbe anche generare risparmi per lo Stato: poiché solo una parte dei padri usufruisce del congedo, il numero complessivo delle richieste resterebbe basso, riducendo i costi statali. Attualmente, circa il 35% dei padri non sfrutta nemmeno i dieci giorni di congedo obbligatorio, un trend che potrebbe confermarsi anche per il mese aggiuntivo.

Le stime dell’INPS e l’impatto sul tasso di occupazione femminile

Secondo l’INPS, aumentare la partecipazione dei padri nel congedo parentale potrebbe migliorare il tasso di occupazione femminile di circa 6,5 punti percentuali entro il 2040, contribuendo a una maggiore parità di genere nel lavoro.

Il fenomeno della child penalty

I dati INPS mostrano che la probabilità di uscita dal lavoro per le donne aumenta dall’11% al 18% dopo la nascita di un figlio, mentre per gli uomini questo rischio diminuisce dal 9% all’8%. Eliminare tale disparità, nota come child penalty, rappresenta un passo fondamentale verso la parità di genere.

Implicazioni della proposta per le famiglie e le aziende

La riserva di un mese di congedo esclusivo per i padri potrebbe avere effetti positivi sulle famiglie e incentivare una cultura aziendale più inclusiva. Tale misura, che incoraggia entrambi i genitori a usufruire del congedo, promuoverebbe una maggiore equità nel trattamento dei lavoratori, diminuendo il rischio di discriminazione verso le madri lavoratrici.

Campomarino piange Roberto Giuseppe Bucci: lascia moglie e figli
Tommaso Franchi dimentica Mariavittoria Minghetti nel Gran Hermano: "Non mi manca"