Chiudono. Aprono. E poi chiudono di nuovo.
Ai tempi del coronavirus pronto soccorso e reparti diventano a “singhiozzo”, un’emergenza nell’emergenza per effetto dei contagi che aumentano. Altri due i casi conclamati tra professori universitari della Federico II: un medico e il primario di Malattie infettive, tant’è che i degenti sono stati trasferiti temporaneamente. E non è l’unico «stop & go» scattato ieri.
Si inizia dal Cardarelli, dove il primario del pronto soccorso è risultata positiva al tampone.
«Abbiamo dovuto affrontare un problema serio, ma abbiamo reagito con tempestività», dice il manager Giuseppe Longo, che spiega che «il caso di Covid-19 ha imposto la bonifica dei luoghi e l’attivazione di tutte le procedure previste dalla legge», con la sospensione delle prestazioni nella notte tra domenica e lunedì.
«Grazie all’impegno di tutto il personale e alla celerità del Dipartimento di prevenzione dell’Asl, il pronto soccorso è tornato in funzione»in mattinata. Atteso, invece, il risultato delle «opportune verifiche» disposte per medici, infermieri e operatori socio-sanitari.
«A tutti loro - aggiunge Longo - voglio dire grazie per come l’ospedale sta reagendo all’onda d’urto. Questa crisi ci sta dando occasione di mostrare ancora una volta quante e quali professionalità abbiamo da mettere in campo».
Ospedali a singhiozzo
Ma il “singhiozzo” nell’assistenza è un continuo per tentare innanzitutto di contenere le possibilità di trasmissione del nuovo virus che è particolarmente contagioso: ogni infettato ne colpisce in media altri due o tre.
Difatti, subito dopo è scattato l’altolà al pronto soccorso del Fatebenefratelli di Posillipo
La seconda sospensione in città nel giro di dodici ore, cui si aggiungono gli altri casi sospetti e gli inevitabili disagi nell’hinterland partenopeo.
Nel presidio di Pollena Trocchia e a Nola (in quest’ultimo si è avuta la terza vittima con coronavirus in Campania, bonifica immediata dei locali, diciotto tra medici, infermieri e operatori socio-sanitari in quarantena).
Al Fatebenefratelli il direttore sanitario Maria Teresa Iannuzzo chiarisce: «Da noi è arrivato un paziente in stato confusionale e con una severa polmonite: trattato nella stanza dei codici rossi, chiusa come i restanti ambienti, aspettando l’esito del test».
Bonifica anche nel reparto di malattie infettive del Policlinico Federico II, provvedendo al trasferimento temporaneo dei nove degenti.
«In Ateneo risultano altri due colleghi con il coronavirus», certifica Maria Triassi, ordinario di Igiene che guida la task force istituita dal Rettore. Uno dei professori in quarantena è proprio il direttore del reparto di Malattie infettive, Ivan Gentile che spiega: «Nel mio reparto non ho avuto pazienti affetti dal Covid-19, il mio contagio è dunque avvenuto al di fuori della struttura, ma è difficile stabilire in quale circostanza. Come avviene per l’influenza, qualsiasi momento di contatto e aggregazione può portare alla trasmissione della malattia: per questo è importante evitare di uscire e adottare le precauzioni, dal lavarsi le mani ai luoghi affollati». Gentile aggiunge: «Quando si hanno i sintomi, occorre contattare il medico perché possa valutare se far eseguire il tampone e le altre misure. Il mio caso è esemplare».
L’imperativo è:
Garantire la sicurezza, in particolare dei più fragili. Ma non è semplice soprattutto nelle strutture di frontiera, dove i presidi, dai disinfettanti ai guanti, si esauriscono con rapidità e possono risultare insufficienti, al punto che i medici Pellegrini hanno invitato gli utenti a presentarsi in ambulatorio con Amuchina, carta assorbente e mascherine e a posticipare i controlli, quando possibile.
Rientrato alla Pignasecca l’allarme per l’infermiera a casa con la polmonite, già l’altra settimana e per giorni è slittato il day hospital in diverse discipline dopo un caso positivo tra i pazienti operati.
Già ieri si sono presentati, però, la metà dei prenotati (effetto psicosi). In calo anche gli accessi di urgenza negli altri ospedali. C’è poi un problema collegato alla carenza di scorte di sangue per la difficoltà nel reclutare i donatori, per cui gli interventi di elezione potrebbero saltare in tutta la regione.(IlMattino)
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