lucia goracci

Una troupe del Tg3, composta dall’inviata Lucia Goracci e dall’operatore Nicois, è stata aggredita in Libano, nei pressi di Sidone, in una zona recentemente colpita da un bombardamento. Durante l’incidente, l’autista locale della troupe, Ahmad, un uomo descritto come “buono, pacato, solido”, ha avuto un infarto ed è morto. Il drammatico racconto è stato affidato alla stessa Goracci, che ha spiegato i momenti concitati vissuti dal gruppo durante l'edizione delle 12 del telegiornale.

La dinamica dell’aggressione

La troupe stava lavorando sul posto quando la fixer locale ha segnalato la presenza dei giornalisti a Hezbollah. All’inizio non sembravano esserci problemi, come racconta Goracci: “La gente ci parlava, stavamo raccogliendo informazioni senza difficoltà”. Tuttavia, la situazione è degenerata rapidamente quando un uomo si è avvicinato all’operatore Nicois, cercando di strappargli la telecamera. Questo ha dato il via a una serie di aggressioni fisiche e verbali contro la troupe.

La fuga e l’inseguimento

Dopo il primo tentativo di aggressione, la troupe è risalita velocemente in auto cercando di allontanarsi, ma la tensione è cresciuta ulteriormente. “Siamo stati accerchiati da altri uomini che hanno iniziato a spingerci e a colpire l’auto,” racconta ancora Goracci. In quei momenti, un uomo ha cercato di lanciare una grossa pietra contro di loro. “Siamo partiti veloci, sembrava che ci stessero inseguendo,” aggiunge l'inviata.

Il drammatico epilogo

La fuga si è conclusa presso una stazione di servizio fuori da Ghazieh. È stato lì che l'aggressore ha nuovamente attaccato, strappando le chiavi ad Ahmad e cercando di distruggere la telecamera di Marco attraverso i finestrini dell'auto. “Ahmad ha cercato di calmarlo, ma quando è sceso dalla macchina si è accasciato a terra”, ha spiegato Goracci, visibilmente scossa. Immediato l'intervento dei soccorsi, ma ogni tentativo di rianimazione si è rivelato inutile. Ahmad è morto poco dopo.

Chi era Ahmad

Ahmad era una figura fondamentale per l’ufficio di Beirut della Rai di Gerusalemme, collaborando con loro da diversi anni. Goracci ha ricordato la sua grande umanità e dolcezza, sottolineando il dolore profondo che lei e Marco, l'operatore, provano per la sua perdita. “Non abbiamo parole per descriverne la profondità umana,” ha aggiunto l’inviata.

L’aggressione ha lasciato un segno indelebile sulla troupe del Tg3, che non si aspettava di vivere un'esperienza così violenta. L’intero team ha espresso solidarietà alla famiglia di Ahmad, condividendo il loro cordoglio per una perdita che ha profondamente colpito tutti coloro che hanno lavorato con lui.

L’aggressione subita dalla troupe del Tg3 ha riportato l’attenzione sulle difficoltà e i rischi affrontati dai giornalisti nei territori di guerra. Questo tragico episodio evidenzia come, nonostante la professionalità e l’esperienza, il pericolo possa nascondersi dietro ogni angolo in contesti così delicati.

Tavagnacco, Alessio Romanelli trovato senza vita nel suo letto
Lutto a Napoli e Caivano: Nunzia Caiazzo si è spenta a soli 20 anni