Giorgia Meloni
Giorgia Meloni

L’intricata vicenda della scarcerazione e del rimpatrio in Libia di Njeem Osama Elmasry (Almasri) si sposta nelle aule giudiziarie. Un avviso di garanzia è stato notificato alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, al sottosegretario Alfredo Mantovano e ai ministri della Giustizia Carlo Nordio e dell’Interno Matteo Piantedosi, dopo una denuncia presentata dall’avvocato Luigi Li Gotti. Il caso si inserisce in un contesto di forti polemiche politiche e giuridiche, con le opposizioni che chiedono chiarimenti sulle responsabilità del governo.

Gli atti passano al Tribunale dei Ministri

Secondo quanto riportato, la Procura di Roma ha inoltrato gli atti dell’indagine al Tribunale dei Ministri, il quale avrà 90 giorni di tempo per esaminare la vicenda. L’iscrizione nel registro degli indagati di Meloni, Nordio, Piantedosi e Mantovano è stata ufficializzata con un documento firmato dal procuratore capo Francesco Lo Voi.

La premier ha reagito immediatamente alla notizia, pubblicando un video sui social in cui ha dichiarato: "Il procuratore Francesco Lo Voi, lo stesso del fallimentare processo a Matteo Salvini per sequestro di persona, mi ha appena inviato un avviso di garanzia per i reati di favoreggiamento e peculato in relazione alla vicenda del rimpatrio del cittadino libico Almasri".

Informativa alle Camere annullata

A seguito dell’indagine in corso, è stata annullata l’informativa prevista alla Camera e al Senato da parte dei ministri Piantedosi e Nordio. La discussione pubblica sul caso Almasri è quindi temporaneamente sospesa, mentre il governo si prepara a difendere la propria posizione nelle sedi competenti.

Le accuse dell’avvocato Li Gotti

Luigi Li Gotti, legale che ha presentato la denuncia, ha espresso parole dure nei confronti del governo: "So che probabilmente sono stati commessi dei reati, che un boia è stato restituito alla Libia, per continuare a fare ciò che ha fatto sinora, e grazie al governo italiano, non alla magistratura".

Secondo Li Gotti, la decisione di espellere Almasri è stata presa pur essendo note le accuse a suo carico presso la Corte Penale Internazionale. Il legale ha insistito sulla gravità dell’episodio: "Noi siamo un paese civile, non possiamo convivere con la barbarie, non è accettabile, per dignità".

Un avviso di garanzia o solo un’iscrizione nel registro degli indagati?

Mentre il governo parla apertamente di un avviso di garanzia, Li Gotti specifica che si tratta di un’iscrizione obbligatoria a seguito della sua denuncia: "Io non so se è stata emessa anche un’informazione di garanzia, credo che sia stata fatta un’iscrizione a seguito di una denuncia nominativa presentata".

Nonostante la precisazione tecnica, il caso rimane politicamente esplosivo, con l’opinione pubblica divisa tra chi difende il governo e chi chiede trasparenza e assunzione di responsabilità.

Le opposizioni chiedono chiarezza

A Montecitorio, la notizia dell’indagine ha acceso il dibattito. Le opposizioni, che sul caso Almasri hanno trovato una rara unità, insistono sulla necessità di fare chiarezza, indipendentemente dall’iter giudiziario.

In una conferenza stampa convocata alla Camera, verranno presentate le testimonianze di alcune vittime del criminale libico, con la presenza dei leader dell’opposizione. L’obiettivo è mantenere alta l’attenzione pubblica sulla questione, sottolineando il rischio di responsabilità politiche del governo Meloni.

Uno scontro destinato a durare

L’indagine sul rimpatrio di Almasri segna un nuovo capitolo nei rapporti tra magistratura e governo. Se da un lato l’esecutivo minimizza la questione, dall’altro le opposizioni non intendono lasciar cadere il caso. Nei prossimi mesi, il Tribunale dei Ministri avrà il compito di fare chiarezza sugli eventi e valutare eventuali illeciti.

Nel frattempo, la vicenda continua a infiammare il dibattito politico, in un contesto sempre più teso tra Palazzo Chigi e la magistratura.

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