Nell'ambito delle indagini sullo stupro avvenuto a Palermo, in cui sette giovani sono sotto accusa per l'abuso perpetrato contro una giovane donna, l'attenzione degli inquirenti è ora focalizzata sul video che rivela gli atti di violenza di gruppo. Questi tragici eventi, ripresi dal più anziano dei sette indagati di nome Angelo Flores, sono al centro delle indagini.

In un'intercettazione, Flores si rivolge a un amico e accenna alla cancellazione del video, dichiarando: "Ma ora li sto eliminando tutti. Li sto inviando solo a chi deve vederli e poi li cancello". Queste parole sollevano sospetti su una possibile condivisione del video. Le autorità stanno attualmente cercando di stabilire a chi Flores abbia inviato le immagini e con quale scopo siano state utilizzate. Si pone persino l'ipotesi di una vendita del video su internet.

La centralità delle indagini è rivolta a capire a chi fosse destinato il video incriminato. Attraverso queste immagini, le forze dell'ordine sono state in grado di identificare tutti e sette i partecipanti al brutale atto. Sorprendentemente, il video è stato ritrovato ancora nel telefono di colui che l'aveva registrato, probabilmente Angelo Flores.

Forse, Flores non aveva previsto di essere scoperto e denunciato, dunque aveva lasciato il video nel suo dispositivo senza apparente preoccupazione. Questa prova irrefutabile conferma la commissione del reato. Ciò che suscita ulteriori sospetti è che Flores potrebbe aver pianificato di diffondere il video online per trarne profitto economico. Gli inquirenti sono convinti che il video degli abusi, che ha generato un dibattito acceso sui social media, sia stato condiviso tra più individui.

Stupro Palermo - La testimonianza di uno degli indagati getta ulteriore luce sulla gravità dei fatti

Nel corso di una conversazione vocale con un amico, il più giovane dei sette indagati rivela dettagli scioccanti sulla brutale violenza perpetrata la notte stessa. Descrive l'evento come un "macello" e ammette che la ragazza coinvolta ha perso conoscenza più volte durante il quarto d'ora di aggressione. Queste conversazioni, crude e volgari, sono state incluse nell'ordinanza emessa dal giudice Antonina Pardo.

Questo giovane, inizialmente minorenne al momento dei fatti e ora maggiorenne, era stato rilasciato su cauzione dopo un interrogatorio di garanzia. Tuttavia, i nuovi elementi emersi dalle indagini, tra cui analisi delle conversazioni telefoniche e dei profili social dell'indagato, hanno portato alla decisione di incarcerare nuovamente il giovane, considerato ora maggiormente pericoloso.

Questi elementi investigativi dipingono un quadro di un giovane che non ha dimostrato alcun rimorso per il grave reato commesso. Invece di riflettere sulle sue azioni, sembra aver tratto piacere e divertimento dalla situazione, come dimostrato dalle sue azioni sui social media. Le autorità continuano a lavorare per gettare luce su questa vicenda e portare giustizia alla vittima.

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